Palazzo dei Normanni: un viaggio nello specchio della storia palermitana

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ARTE EDIFICI STORICI

Palazzo dei Normanni: un viaggio nello specchio della storia palermitana

Palazzo dei Normanni visto da villa Bonanno

Fulcro ambito del potere attraverso i secoli di dominazione, come sede reale e persino imperiale. Culla di uno dei più antichi Parlamenti del mondo. Patchwork irripetibile e straordinario di stili architettonici. Stratificazione simbolica della storia dell’Isola. Punta di diamante del percorso arabo-normanno palermitano e perla incomparabile del patrimonio artistico siciliano. È dentro il Palazzo dei Normanni che oggi vi portiamo, in una visita che attraversa più di un millennio di esistenze ed eventi che hanno fatto l’Isola.

Attraverso la storia del Palazzo dei Normanni

Le prime basi

Sebbene noto come Palazzo dei Normanni (nome ufficialmente datogli nel 1947), a memoria dello splendore nel regno degli Uomini del Nord, Palazzo reale ha origine più antica. Possiamo, infatti, ripercorrere la corrente storica fino ai fondatori fenici, per individuare le prime tracce della costruzione che nei secoli diventerà imponente. All’epoca – siamo nel VII secolo A.C. – è ancora una fortificazione, a protezione dell’insediamento originario della primitiva città. Lo resterà nelle epoche successive, che vedranno arrivare Punici (ovvero i Fenici provenienti dall’africana Cartagine), Greci e Romani. Di questa fortificazione restano suggestive tracce ipogee (sotterranee) della cinta muraria punica (V sec. a.C.). Poco si sa della storia di questa fortificazione, a fronte invece della messe di notizie che arrivano a noi sin dall’epoca normanna. Un momento cruciale è certo quello in cui la fortificazione assurge al rango di Palazzo, un salto di qualità non solo architettonico ma anche simbolico.

Palazzo dei Normanni: elementi medioevali
Gli elementi medioevali del Palazzo ph © Patrizia Grotta

Da fortificazione a Palazzo

La promozione avviene sotto dominazione bizantina, durante la prefettura del Generale Giorgio Maniace, cui dobbiamo i primi arricchimenti architettonici. Passerà dell’altro tempo e un’altra dominazione perché il Palazzo diventi non solo luogo di potere ma anche di (saltuaria) “dimora” reale. Gli Arabi, infatti, lo trasformano in ‘al Qasr o Kasr, ovvero in dimora degli emiri. Il Qasr poggia sull’altura cinta da Kemonia e Papireto e sorge immediatamente visibile, potente e protetto. La sua posizione e la sua robustezza piacciono ai Normanni, che lo rinforzano, lo ampliano e lo impreziosiscono. In questo periodo, l’attuale Palazzo dei Normanni assume ogni requisito di regalità e potere: centro di decisioni strategiche, dimora ufficiale dei regnanti, capolavoro artistico. Basti dire che sono i Normanni, con Ruggero II, a far edificare la magistrale Cappella Palatina.

Palazzo dei Normanni: rappresentazione di Federico II
Una delle raffiugurazioni di Federico II all’interno del Palazzo ph ©Patrizia Grotta

Federico II, lo Stupor Mundi, accentuerà la centralità del Palazzo come polo di cultura, accogliendovi – tra l’altro – la Scuola poetica siciliana. A quel punto, il Palazzo dei Normanni è contenitore di ogni sfumatura dell’attività umana, dalla politica all’arte. Immaginate quale atmosfera stimolante, ammaliante persino, si respiri fra le robuste mura di matrice arabo-normanna, allo splendore dei mosaici dorati! Pochi luoghi nel mondo allora conosciuto dovevano togliere il fiato come questo. Ed è centro vitale della splendida Palermo.

Dalla luce al buio e di nuovo ai fasti

Non tutti, però, sono buoni intenditori di gemme. Così può accadere che il Palazzo scivoli nell’ombra – incredibile ma vero – durante il passaggio prima angioino e poi aragonese. La storia segue i suoi corsi e i suoi accidenti e Palermo accoglie i viceré spagnoli, che tolgono la polvere dal Palazzo e lo portano a nuovi fasti e nuove forme. Sulla loro scia, si mossero anche i Borbone. Il XX secolo vede l’avvicendarsi di varie destinazioni d’uso e inquilini, finché le prime campagne archeologiche non lo collocano sotto l’ala protettrice di rinvenimenti e restauri. Oggi, sede dell’Assemblea regionale siciliana, è ciò che noi vediamo e conosciamo: uno straordinario insieme armonico di stili, storia, narrazioni. Una sorta di riassunto vivo delle alterne vicende di Palermo!

La poliedricità unica di Palazzo dei Normanni

Sede dell’Ars, dell’Osservatorio Astronomico, del Comando militare territoriale della Sicilia, sede museale di mostre temporanee, percorso espositivo artistico/architettonico. La varietà delle attività all’interno del Palazzo dei Normanni sembra poter rispecchiare la molteplicità dei suoi stili esterni. È questa molteplicità che subito colpisce, mentre ci si avvicina attraversando villa Bonanno. Tra le palme, le cupole rosse dell’Osservatorio – sulla Torre Pisana – anticipano l’apparizione dell’ampia facciata che domina piazza del Parlamento e si fonde con la sagoma di Porta Nuova. L’ascesa alla spianata del Palazzo, sui cui affaccia l’ingresso al complesso monumentale, lascia pregustare l’esperienza sensoriale che si è prossimi a vivere. Sappiatelo: per godere appieno della bellezza del sito occorre del tempo, almeno due ore fino anche e volentieri tre. Non è un luogo di fugaci passaggi!

Dentro il Palazzo dei Normanni

Uno stretto corridoio dalle alte pareti di nuda pietra introduce nel Complesso del Palazzo. Percorrendolo lentamente, sembra di tornare indietro nel tempo e udire i passi dei Normanni. Quindi la vista si allarga e ci porta in un balzo temporale nel cortile Maqueda, centro di snodo del percorso di visita. Edificato nel XVI secolo, fu voluto da quel Viceré che diede alla città la via che porta il suo nome: via Maqueda, appunto. Dai tre ordini di logge attorno al cortile, si accede – di piano in piano – ai tesori del Palazzo. Il primo origina al pianterreno e si sviluppa verso l’ipogeo, in corrispondenza delle riscoperte mura puniche. È la Sala Duca di Montalto, nata nel ‘600 per le udienze estive – affrescata da artisti del calibro di Pietro Novelli – per diventare scuderia sotto i Borbone. Oggi è cornice suggestiva e articolata delle mostre temporanee organizzate dalla Fondazione Federico II – eventi imperdibili.

Palazzo dei Normanni: le logge attorno al cortile Maqueda
Le logge che si sviluppano attorno al cortile Maqueda ph © Patrizia Grotta

Il cuore sacro del Palazzo dei Normanni: la Cappella Palatina

Salendo per lo scalone monumentale, si raggiunge la seconda loggia del Cortile, ovvero il primo piano di Palazzo dei Normanni. Fermatevi dopo i primissimi passi e lasciate che il vostro sguardo sia catalizzato dall’esterno della Cappella. Attraverso gli archi del loggiato, sono già visibili i mosaici esterni – successivi a quelli interni. I giochi di colore delle minuscole tessere preziose si fondono ai riflessi diluce solare e anticipano la meraviglia interna. In linguaggio tecnico, la Cappella è una Basilica a tre navate, ma, quando vi si entra, l’idea è di aver ottenuto l’accesso ad una promanazione del sole. I Mosaici bizantini, caratteristica nota in tutto il mondo, avviluppano d’oro e colori tutta la parte superiore della Cappella, sopra i magnifici marmi. Sebbene dedicata a San Pietro Apostolo, la cui effige si ripete nelle volte a mosaico, il dominatore della sacralità artistica della Palatina è il Cristo Pantocratore, esperienza visiva mozzafiato.

Palazzo dei Normanni: Cristo Pantocratore nella Cappella Palatina
Il Cristo Pantocratore della Cappella Palatina ph © Patrizia Grotta

La Cappella Palatina, oltre ad essere un capolavoro indiscusso dell’arte, è anche un esempio straordinario di fusione di stili e culture. Bizantine, latine ed islamiche sono infatti le maestranze chiamate a creare quest’opera, che diventa così irripetibile. Ai mosaici bizantini, quindi, si affiancano armonicamente le muqarnas islamiche del soffitto, che appaiono come perfetti alveari di legno finemente decorato. Impossibile descrivere le decine di rappresentazioni sacre raffigurate nei mosaici o i decori minuziosi delle fasce di marmo. Non c’è un solo centimetro della Cappella che non richieda sguardo attento, dal pavimento al soffitto. Non è facile decidere di voltare le spalle al suo splendore per uscirne, ve ne accorgerete! E, siamo certi, ve ne porterete dentro l’immagine dinamica e vivida.

Le splendide sale di Palazzo dei Normanni

Trovata la volontà di lasciare la Cappella, di nuovo lo scalone monumentale ci porta al secondo piano – l’ultimo livello del loggiato. Qui troviamo gli Appartamenti Reali e quelli che, a nostro avviso, sono gli altri due gioielli fra i gioielli di Palazzo dei Normanni: la sala dei Venti e la Sala di Ruggero. Gli appartamenti reali occupano l’area rinascimentale del complesso, snodandosi attraverso una ricca serie di sale straordinariamente diverse fra loro, per concezione ed estetica. Le due sale, invece, sono custodite da due delle antiche torri medioevali, la Joharia e la Pisana.

Le sale moderne

La prima sala del ciclo degli Appartamenti reali è quella che mantiene ad oggi una funzione politico/amministrativa: la Sala d’Ercole. È qui, infatti, che dal 1947 si riunisce l’assemblea regionale siciliana. Scranni e microfoni si piazzano fra i grandi affreschi ottocenteschi del Velasquez, raffiguranti le fatiche di Ercole (da qui il nome della Sala). L’eroe della mitologia greca sembra indifferente alle fatiche moderne dei deputati, alle quali difficilmente – crediamo – qualcuno dedicherebbe un ciclo pittorico.

Palazzo dei Normanni: sala d'Ercole
Sala d’Ercole ph © Patrizia Grotta

A condurci nelle altre sale è il corridoio Mattarella, dedicato al Presidente della Regione ucciso dalla mafia. La lapide a sua memoria, che riproduce una bronzea fanciulla accovacciata e affranta, ispira qualche minuto di emozionata memoria. Emozione che si trasforma da tristezza a quasi soggezione entrando nella sala dei Vicerè. Ben 21 ritratti di vetusti e pomposi esponenti dell’amministrazione borbonica in Sicilia ci squadrano dall’altro delle pareti e ci fanno già rimpiangere l’avvenenza di Ercole! A bilanciare questa pesantezza, arriva la leggiadria della sala pompeiana, in cui Venere e Amore trionfano in gusto neoclassico. I tetti, affrescati dalla maestria di Giuseppe Patania, si ispirano al mito greco e latino, alla maniera di Pompei ed Ercolano. In un cielo turchese, le figure sembrano quasi muoversi languide e candide.

Palazzo dei Normanni: Venere e Amore nella Sala Pompeiana
Venere e Amore nella sala Pompeiana ph © Patrizia Grotta

Tocco d’Oriente

Altra sala, ancora un cambiamento di stile con la sala cinese. In simbolica connessione con la Palazzina Cinese, dipinti e oggettistica ricordano lo stile orientaleggiante che tanto piacque agli Europei a cavallo fra ‘700 e ‘800. Il succedersi delle sale che si avvicendano negli appartamenti reali non si esaurisce con questo rapido campionario. Ce ne sono altre, non tutte visitabili ma perlomeno occhieggiabili dalla soglia, in un percorso facile da seguire perché obbligatorio. Mentre noi scriviamo, alcune sale incorniciano la bella mostra “O’tama, migrazione di stili”. Dedicata alla pittrice giapponese Kiyohara Tama rispecchia lo spirito di fusione culturale che da sempre connota il palazzo dei Normanni. Così non stupitevi se, tra i ritratti dei Vicerè spagnoli, ad esempio, appare la leggiadria di un Kimono o di un ventaglio. O se lo sguardo di Afrodite dalla volta della sala pompeiana carezza il tratto lieve e perfetto di fiori e uccelli.

La sala dei Venti e la sala di Ruggero

Meritano menzione a parte le due sale comunicanti all’interno delle Torri Joharia e Pisana, torri normanne originarie – rispettivamente volute da Ruggero II e Guglielmo il Buono. Nella prima torre, ci accoglie e sorprende la sala dei Venti, così chiamata dalla rosa dei venti dipinta sul lucernaio ligneo. Concepita originariamente da Ruggero I come cappella privata, ha nei secoli cambiato destinazione, ma mantiene il fascino originario. Oggi si presenta come anticamera alla Sala di Ruggero, che riteniamo essere la punta di diamante degli Appartamenti reali. Voluta da Ruggero II e completata da Guglielmo I, immerge il visitatore nel sogno del paradiso terrestre, o meglio del Genoardo di matrice islamica. Incantevoli mosaici rivestono – contraltare laico a quelli della Cappella Palatina – le volte del soffitto e la parte superiore delle pareti. Il risultato è l’illusione di un giardino esotico dominato da leoni, leopardi, cigni, grifi, centauri. Un’esplosione di colori e forme che affascina!

Palazzo dei Normanni: sala di Ruggero
Il fantastico Genoardo della Sala di Ruggero ph © Patrizia Grotta

I Giardini reali

L’ultima tappa della nostra visita a Palazzo dei Normanni ci porta all’esterno, sul prospetto che dà su piazza Indipendenza. Ultima acquisizione del percorso monumentale, sono i Giardini Reali. Sostenuti dal bastione di San Pietro, fanno la loro apparizione già nel XII secolo, con i Normanni. Nei secoli più volte modificati e ridimensionati, oggi sono tornati ad essere fruibili. In qualche modo, appaiono come una riproduzione in miniatura dell’Orto Botanico di Palermo. Colpisce, infatti, la compresenza – tra gli altri pregevoli esemplari – di Ficus, Cycas, agrumeti siciliani e pomelie. Godetevi la passeggiata fra le fronde, al suono diffuso e discreto di musica d’atmosfera passata ed elegante. Il modo migliore per congedarsi da uno dei complessi monumentali più belli di Palermo. Certamente il più Reale!

Palazzo dei Normanni: un viaggio nello specchio della storia palermitana ultima modifica: 2020-02-19T22:07:27+01:00 da Patrizia Grotta

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