Quella del 25 luglio 2023 è una data che molti palermitani per le morti e le distruzioni che una serie di incendi dolosi appiccati da mano criminale hanno inferto alla città. Il convento e la chiesa di Santa Maria di Gesù sono stati gravemente distrutti e con loro la memoria. Ripercorriamone la storia.
La storia di Santa Maria di Gesù
Santa Maria di Gesù di Palermo é una località o borgata che si trova ai piedi del Monte Grifone tra le altre borgate di Ciaculli e di Belmonte Chiavelli. Santa Maria di Gesù oggi, dopo la costruzione dell’autostrada per Catania negli anni settanta-ottanta, si trova all’ingresso della circonvallazione di Palermo. Qui si coltivano gli agrumi della Conca d’Oro. Qui si trovano un cimitero e un convento dove visse, morì e riposa San Benedetto il Moro.
Questo fino al 25 luglio, giorno in cui un incendio doloso ha distrutto tutto.
Il convento
Il complesso risale al 1426 quando il frate francescano e oggi beato Matteo da Girgenti, giunto a predicare a Palermo volle fondare un convento. Due coniugi, Antonio e Betta Mirabile regalarono al frate il terreno per consentirne la costruzione. Nacque così il convento che il frate francescano chiamò “Santa Maria di Gesù“. Morto Matteo da Girgenti vi fu una disputa sul possesso del corpo del frate fra i frati francescani che non volevano cederlo perché il frate era morto nel loro convento e i frati di Santa Maria di Gesù che volevano appropriarsene perché il frate era stato il loro fondatore. Quest’ultimi riuscirono a trafugare il corpo del frate ma a Piazza Guadagna furono raggiunti dai frati francescani. Qui avvenne un miracolo: una forte tempesta, che si è ritenuta mandata da Dio, che fece desistere i francescani. Nel luogo di questo prodigio fu innalzata una croce di marmo.
Al suo interno anche il tradizionale chiostro con al centro un pozzo ed una fontana rivestita di maioliche. Il tutto circondato da alberi di fico, melograno ed ulivi.
Il cimitero
Accanto al convento sorgeva il cimitero monumentale con numerose cappelle gentilizie realizzate dai maggiori architetti come Ernesto Basile, Francesco Paolo Palazzotto, Damiani Almeyda, Antonio Zanca, per illustri e nobili personaggi palermitani come Ignazio e Vincenzo Florio, Donna Franca Florio, i Lanza Branciforte, i Pignatelli Aragona Cortes. Vi riposano anche personalità di spicco come Enrico Albanese, Mariano Stabile, Antonio Salinas. Qui si trovano anche le salme del Giudice Paolo Borsellino e della sorella Rita.
Poco distante sorgeva la chiesetta.
La chiesa
Alcuni storici riportano che già dal 1253 in quel luogo esisteva una piccola cappella/chiesetta eretta in onore di Sant’Antonio Da Padova e della sua permanenza in questo luogo. Successivamente la comunità crebbe notevolmente tanto che nel 1578 fu necessario costruire un secondo piano che inglobò la cappella di Sant’Antonio da Padova. In quel periodo nel convento visse Benedetto da Sanfratello, un frate nero figlio di schiavi africani, ritenuto un santo. San Benedetto il Moro, il primo Santo Nero, da lì a poco fu canonizzato dalla chiesa cattolica e divenne co-patrono della città di Palermo assieme a S. Rosalia. Al suo interno, in una teca si trovano le sue spoglie, oggi gravemente danneggiate.
La struttura della chiesa
Presenta una navata con tre ingressi: uno con artistico portale rinascimentale, altri due con un portale gotico a doppio arco ogivale un portale gotico catalano. A destra e a sinistra della navata centrale si trovano la cappella di San Benedetto il Moro e la Cappella del beato Matteo. Una cappella laterale, l’altare di Santa Maria di Gesù, ospita la statua della Madonna col bambino che, si racconta sia giunta miracolosamente portata dalle acque del mare ed é abbellita da ghirigori barocchi di marmo. Oggi non esiste più.
A destra e a sinistra della navata si aprono rispettivamente la Cappelletta della Madonna e la Cappelletta dell’Ecce Homo. Presenti anche un prezioso soffitto ligneo, l’organo ed il coro. Anche di essi non rimane oggi traccia.
Quello che è perduto e quello che rimane
Dall’incendio si sono salvati il cimitero e il convento. Il fuoco si sarebbe diffuso dal tetto della chiesa propagatosi nella macchia mediterranea che attornia e caratterizza il sito.
Distrutti e danneggiati: tetto, la chiesa è rimasta senza copertura, soffitto ligneo, coro, organo, la statua in gesso della Madonna, parzialmente distrutto il crocifisso dell’altare maggiore, portato in processione a Palermo durante la peste del 1624. Danneggiata la stele funeraria di Giuseppina Zalapì Maggiacomo. Gravemente danneggiato il dipinto su ardesia della Visitazione della Vergine. Sciolta la statua di cera della Dormitio Vergini del Genovese posta sotto l’urna del Santo e distrutti i preziosi paramenti dono della regina Maria Teresa, moglie di Ferdinando II di Sicilia. Danneggiati un quadro di Pietro Novelli, un trittico di Antonello de Saliba ed un bassorilievo marmoreo del 1544 di Fazio Gagini.
Salvati: sepolcri in marmo, alcune decorazioni degli altari, le tele nelle pareti, la biblioteca e la pinacoteca, il cimitero. Recuperati i resti anneriti del corpo del beato Matteo e in parte recuperate solo le ossa di San Benedetto il Moro. saranno ricostruite dagli esperti restauratori di mummie attivi già a Palermo come Dario Piombino-Mascali e a Jens Klocke.
Un luogo antico ricco di storia e spiritualità, custode di memoria che deve essere recuperato. La visita del Presidente della Repubblica Mattarella, l’apertura di una raccolta fondi hanno già fatto partire i lavori di recupero e consolidamento di questo luogo simbolo della città.
Clicca qui per donare!
foto copertina dalla Pagina Facebook Parrocchia Santa Maria di Gesù di Catania