La Cattedrale di Palermo nell'incantesimo del silenzio

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La Cattedrale di Palermo nell’incantesimo del silenzio

Incantesimo del silenzio: la Cattedrale di palermo deserta nel post lockdown

C’è voluto quasi un decennio perché Palermo riuscisse a liberarsi da longevi e stantii pregiudizi fatti di fichi d’india, mafia e traffico. Forte della meritata attribuzione UNESCO al percorso arabo-normanno, ha gradualmente conquistato identità di città d’arte italiana. E da tana della malavita organizzata si è trasformata in una magnifica sorpresa per turisti italiani e stranieri. Basteranno tre mesi di pandemia, però, a infrangere un sogno che stava nascendo? Dovrà di nuovo Palermo faticare per riconquistare il suo posto e tornare regina, quando l’incantesimo del silenzio sarà svanito?

L’incantesimo del silenzio

Incantesimo del silenzio, sì. Quello che abbiamo conosciuto dal 10 marzo al 3 maggio. Quell’atmosfera surreale che fluiva fra le strade deserte di Palermo come delle altre città d’Europa e del mondo. Un silenzio inizialmente intervallato dai canti in balcone, scemati poi nell’interiorizzazione delle emozioni dentro ogni famiglia. Un incantesimo del silenzio che a un tratto, un giorno d’inizio maggio, ha iniziato a frantumarsi con il progredire delle riaperture. Era stato facile assuefarsi alla quiete, tanto da dare in escandescenze alla vista di una decina d’auto per strada. Da un paio di settimane, invece, il nostro sonno è interrotto già all’alba dai clacson mattinieri. Il parlottare dei ragazzini riecheggia nuovamente nella notte. E non mancano più i rumori cacofonici di cantieri e lavaggi auto. Palermo ha ritrovato i suoi suoni e, se non fosse per le mascherine in giro e gli ingressi contingentati, saremmo già inclini all’oblio della pandemia.

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Una deserta via Vittorio Emanuele in un venerdì di maggio da fase 2 ph © Patrizia Grotta

C’è ancora un’oasi di silenzio, però, nella nostra città. Nel suo cuore storico, proprio quello che fino ad inizio marzo attirava turisti ad ogni stagione. È venerdì, un giorno caldo di solito nell’affluenza ai luoghi d’arte come a quelli caratteristici della città. Lo abbiamo scelto per tastare il polso al cuore pulsante di Palermo, a quello che si è rimesso in piedi grazie proprio agli assembramenti di turisti. Quello che abbiamo visto ci ha toccato dentro, lasciando un’impronta di tristezza, ma ci sprona per questo a investire in ottimismo.

Una Palermo per i Palermitani

Mentre in città i suoni tornano e – già dimentichi della Palermo deserta – ce ne dogliamo, all’improvviso i nostri passi ci portano altrove. Ci introducono là dove ancora invece il silenzio permane. È un’immersione graduale, che parte da Piazza San Francesco di Paola. Qui le auto formano un piccolo ingorgo e i fischietti di due vigili intimano la calma. Ora dirigiamo verso Porta Carini, per entrare al Capo – il mercato che ricordiamo vociante e talmente zeppo da dover sorvegliare costantemente la borsa. I banchi sono addobbati: pesce, frutta, spezie, olive. La gente si ferma sotto gli ombrelloni, mascherina o no, e chiede, contratta, compra. Qui l’incantesimo del silenzio non è totale, ma basta una decina di passi e già percepiamo la differenza. C’è la gente, ma non c’è la folla. Non dobbiamo infilarci a forza fra le persone, come eravamo abituati a fare – tanto da essere atleti del dribbling.

Incantesimo del silenzio: la chiesa dell'Immacolata Concezione al Capo apre le porte
La soglia vuota dell’Immacolata Concezione al Capo ph © Patrizia Grotta

Il nostro passaggio è fluido, non smarchiamo turisti che fotografano la merce esposta né che gustano una spremuta d’arancia fresca o una macedonia d’anguria. Non c’è attesa dinanzi la splendida chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo, che tiene aperti i suoi battenti, ma sembrano aprirsi sul buio. Con un senso di desolazione nell’anima, procediamo, pensando che Palermo è tornata ad essere solo dei Palermitani. Basta, però, superare l’incrocio con via Sant’Agostino perché anche i Palermitani si facciano radi. Arriviamo a piazza Sett’angeli, accostiamo il Liceo Vittorio Emanuele. Non ci sono gli studenti, non ci sono i tavolini dei bar, né i ragazzi e le ragazze che augurano il buongiorno per invitarti a sedere e consumare qualcosa. C’è solo un posteggiatore, dai gesti lenti, come rassegnati. Sono riapparsi, da quando Palermo si sta risvegliano da un sonno lungo due mesi. Ecco, però, ci siamo, la nostra meta è raggiunta: la Cattedrale.

La Cattedrale del silenzio

Il sagrato della Cattedrale è vuoto, quando varchiamo il cancello. Il sole lo inonda, il vento lo accarezza e la solitudine lo possiede. Ammiriamo la facciata della Cattedrale e per la prima volta comprendiamo che non esiste bellezza senza occhi che ne godano. Tante volte abbiamo pensato all’elemento umano – soprattutto ai ragazzini che giocano a palla al cospetto del tesoro normanno – come a qualcosa di deturpante. In questo venerdì, nella dimensione regnata dall’incantesimo del silenzio, l’elemento umano manca eppure non ne abbiamo sollievo. Camminiamo verso il portone, che sappiamo riaperto da qualche giorno. Lo è, infatti, ma anche la sua soglia è vuota. Nessuno attende di entrare, nessuno magnifica l’architettura, nessuno chiede l’elemosina. Sono i nuovi cartelli ad accoglierci, con le regole da fase 2. Il cerchio entro cui muoversi per non sgarrare: mascherina, igienizzante, distanziamento, accesso a numero chiuso su prenotazione. Anche le chiese fanno i conti con il covid-19.

Regole da covid-19 dentro la Cattedrale di Palermo
Regole da covid-19 anche dentro la Cattedrale di Palermo ph © Patrizia Grotta

Dentro la cattedrale i nostri passi rimbombano. Li rendiamo più brevi, allora, e lenti. Un profumo di pulito accarezza i sensi, l’aria è sacra come avevamo dimenticato che potesse essere. Mancano le guide che declamano, i turisti che parlottano incessantemente, quelli che fanno profano picnic sulle panche con birra e panini. Le navate sono deserte, sembrano immense come mai prima. La Cattedrale è sovrana in questo incantesimo del silenzio. Mostra la sua originaria essenza di dono devoto a Dio, di gloria alla sua grandezza. Non dobbiamo passare fra le comitive e le banderuole di riconoscimento. Non dobbiamo attendere che i passi altrui liberino la linea metallica della Meridiana di Piazzi. E dinanzi il cancello oltre cui Rosalia attende, nessuno sosta, nessuno fotografa; una giovane prega a capo chino. È strano pensare che la Santuzza sia rimasta lì, sola, quando tanti Palermitani avrebbero voluto raccogliersi dinanzi a Lei e chiederle aiuto.

Statue nel silenzio

In questo intenso incantesimo del silenzio, per qualche lungo minuto dimentichiamo i due mesi trascorsi. Il vuoto d’umanità attorno a noi permette di allontanare la mascherina dal volto e respirare a fondo in cerca di molecole d’incenso. Studiamo le statue dei santi a una a una, naso in su, senza temere di sbattere contro qualcuno o di pestarne i piedi. Fantastichiamo la loro vita nelle settimane di silenzio, nella penombra di un tempo che magari si è fermato. Immaginiamo i loro dialoghi, forse a domandarsi se la loro perfezione ha perso di attrattiva sui Mortali. Poi, però, il nostro sguardo cade casualmente sulle panche e il gioco di fantasia si interrompe. I cartelli sul portale ci avevano avvisato: una chiesa non è terreno proibito al covid-19. Adesso sono gli adesivi sulle sedute a dircelo: tondi e rossi, invitano a sedersi qui, lasciando la dovuta distanza fra un posto e l’altro.

Posti a sedere definiti in Cattedrale a Palermo
Non ci si siede a caso, ai tempi del covid-19 ph © Patrizia Grotta

Se il senso religioso può permanere in questo incantesimo del silenzio, il vitale ciclo turistico della Cattedrale si è invece fermato, arrendendosi al coronavirus. Niente visite al tesoro e alla splendente corona dell’Imperatrice Costanza. Niente ascesa sui tetti, a godere dell’ampiezza di una incomparabile vista sulla città. Solo l’accesso alle Tombe Reali resta aperto. E libero come tanti anni fa eravamo abituati a vederlo. Allora, lasciandoci alle spalle la Grazia di Santa Rosalia, portiamo i nostri passi al cospetto delle Tombe e lasciamo che il nostro sguardo vi indugi, senza la pressione della presenza altrui. Ci soffermiamo dinanzi la Tomba di Federico II, a trarre ispirazione dalla sua forza e dalla sua tenacia. Altri passi, all’improvviso, risuonano nelle volte. Turisti? Impossibile. Devoti? No, è un giovane con secchio e detergenti, che si ferma alla prima cappella per igienizzarne con scrupolo e rispetto i marmi. Forse è blasfemo pensarlo, ma tanto siamo soli: Dio può purificare dai peccati, ma solo la mano umana e il giusto igienizzante possono purificare dal virus.

Un incantesimo da spezzare

Quando riattraversiamo la soglia per uscire, uno strano miscuglio d’emozioni ci possiede. L’incantesimo del silenzio ci ha permesso di immergerci nella sacralità della casa di Dio come non capitava da anni. Ci ha, però, anche dato la misura di quanta presenza umana occorra per riempire un tempio così grande. E nel vuoto di essa, il senso della sua esistenza si perde. Non abbiamo il tempo di formulare questo pensiero amaro, però, che ci accorgiamo di una presenza che anima ora il sagrato. È una bambina con la sua mamma. Corre serena, ridendo, mentre insegue le bolle che soffia nel cerchietto imbevuto di sapone. Sua madre la sorveglia a distanza, con la mascherina abbassata ma lo sguardo attento. Sorride, la mamma, perché la figlia è caduta ma si è subito rialzata per tornare a inseguire le sue bolle.

Silenzio sul Sagrato
Silenzio sul sagrato ph © Patrizia Grotta

Allora il nostro sguardo torna verso l’interno della Cattedrale. Rivediamo con la mente le navate deserte, la Santuzza solitaria, le Tombe reali libere. Pensiamo che stanno là, ancora, come la bella addormentata che riposa ma sa – e ne ha fiducia – che il suo principe tornerà a svegliarla. Allora ne siamo certi: anche il silenzio romperà l’incantesimo! Intanto torniamo noi a visitare i luoghi che già hanno aperto. Oltre la Cattedrale, troverete già aperte la chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo, SS Salvatore, Santa Caterina d’Alessandria, San Giuseppe dei Teatini e Santa Ninfa ai Crociferi. Torneranno i turisti, poi, prima dalle altre città siciliane, poi dal resto del mondo. Così noi potremo tornare a biasimare il chiacchiericcio – benedetto – che sa di Nord Italia, di Spagna, Francia, Germania, di Mondo. E di vita.

La Cattedrale di Palermo nell’incantesimo del silenzio ultima modifica: 2020-05-27T08:40:54+02:00 da Patrizia Grotta

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