Palermo e i tesori della Cattedrale

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Palermo e i tesori della Cattedrale

Tesori della Cattedrale: dettaglio sulla Corona di Costanza

Focus sulla Corona di Costanza, cardine del nuovo allestimento ph ©Patrizia Grotta

Ci sono luoghi in cui tornare non è mai un déjà vu ma piuttosto una riscoperta. La Cattedrale di Palermo è sicuramente uno di questi. Sempre in cerca di un pretesto per una visita, ci siamo imbattuti in quello per eccellenza: il riallestimento del tesoro in essa custodito! Non abbiamo perso l’occasione, naturalmente, e siamo quindi qui a raccontarvi la nostra immersione nei Tesori della Cattedrale.

Le tombe reali e imperiali

Nelle giornate di calura estiva, attraversare l’ingresso meridionale regala già il primo dei tesori della cattedrale: la frescura aromatizzata d’incenso. Volgendosi quindi a sinistra, si snoda il doppio succedersi delle campate che custodiscono le tombe reali. Ci accoglie la tomba imperiale di Federico II – lo Stupor Mundi – imponenza di rosso porfido sostenuta da fieri leoni e attorniata dalle colonne del baldacchino. Ogni volta che l’abbiamo visitata, abbiamo sempre trovato delle rose – dono, si dice, dei numerosi turisti tedeschi che ancora lo venerano. Alle sue spalle, riposa il primo Rex Siciliae, quel Ruggero II che della Sicilia fece il centro del Mediterraneo. Nella successiva campata, svettano le tombe imperiali di Enrico VI di Svevia – padre di Federico – e di Costanza d’Altavilla, madre di Federico nonché figlia di Ruggero. Il porfido rosso abbraccia anche loro e non deve stupirci, poiché questo prezioso dono delle terre d’Egitto era riservato – usualmente – alle figure notabili.

tesori della cattedrale: le campate con le tombe reali e imperiali

Le campate con le tombe reali e imperiali ph© Patrizia Grotta

Intriganti, però, le storie attorno agli ospiti di queste regali dimore eterne! Il primo rex Siciliae aveva commissionato due sarcofagi in granito egiziano da allocare nel duomo di Cefalù, da lui indicato come sede per il Mausoleo degli Altavilla. Non è ben chiaro cosa accadde, ma di fatto Ruggero fu tumulato in una tomba più semplice, pur se anch’essa in porfido rosso. Cosa farne di quelle due maestose opere d’arte? Federico II non ebbe dubbi: le fece trasportare da Cefalù alla cattedrale palermitana e le destinò a se stesso e al padre Enrico. Più che un furto, un adeguato riciclo!

Una tomba per tre

Qualcuno, però, avrà anche pensato che tombe così imperiali dovessero ospitare più persone. Così, il sarcofago di Federico viene, nel tempo, aperto due volte per portargli compagnia. Di una si sa con certezza trattarsi di Pietro d’Aragona (o Pietro II di Sicilia), ma sull’altra presenza vige il mistero. Documentata all’epoca come il corpo di Guglielmo, fratello di Pietro, analisi più recenti l’hanno definita come donna! Eh sì: un corpo femminile, “ridotto a nude ossa”, con monili di scarso valore e mai identificato. Resterà un mistero per sempre, la sua identità, o prima o poi si troverà il modo per svelarla? Intanto largo spazio ad ogni vostra fantasia!

I tesori della Cattedrale

Diciamolo subito: il tesoro non sono soltanto gli oggetti preziosi della collezione sacra. Il tesoro, anzi i tesori, hanno diverse sfaccettature: ci sono i gioielli, naturalmente, ma gli si accostano le Tombe reali, come abbiamo visto, e la cripta. Eravamo, però, alle Tombe. Lasciamocele alle spalle e torniamo sui nostri passi, per percorrere la navata meridionale fino in fondo. Uno sguardo alla cappella dedicata a Santa Rosalia è d’obbligo, nonché di conforto, ma poi addentriamoci nelle sale dei tesori della cattedrale. Ci introduce ad esse una statua di Santa Rosalia in preghiera. Di effigi della Santuzza ne troviamo diverse e in vari materiali, di fattura pregiata. E reliquie: un dente della patrona fa da contraltare al braccio di Sant’Agata! Quindi reliquari, ostensori, calici; in argento sbalzato e cesellato, in bronzo o rame dorati. Paliotti e mitrie in tela ricamata con fili metallici, smalti e vetri policromi. Omaggio all’ingegno artigianale umano!

Tesori della Cattedrale: la magnifica corona di Costanza

L’ammaliante corona di Costanza d’Aragona ph.©Patrizia Grotta

Ma il gioiello fra i gioielli, quello che può trattenervi con sguardo ammirato e desideroso per  lunghissimi minuti è altrove. Il cardine regale del nuovo allestimento dei tesori della Cattedrale è custodito all’interno del restaurato abside in originario stile normanno, meta finale del percorso che attraversa suggestivamente la cripta. Eterea e preziosa, custodita fra cristalli che risplendono delle sue gemme, la corona di Costanza d’Aragona – moglie di Federico II – ammalia. Come sospesa nel vuoto, si lascia esplorare collo sguardo da ogni angolazione. Lavorata in filigrana d’oro dalla squisita maestranza normanna di Palazzo Reale, disegna alternanze di pieni e di vuoti che intessono luminosi riflessi. Le gemme – verdi, rosse e turchesi – brillano nell’originaria setosità e i pendagli laterali – alternanza di elementi orizzontali smaltati e geometrie a losanga – manifestano regalità. Sopra la corona, lo spazio si fa aria e luce nel profondo abside che svela frammenti di antichi affreschi. Puro incanto!

La Cripta

Può apparire strambo o macabro includere in un tesoro una cripta, ma vi ricrederete nel momento in cui vi sarete dentro. Dalla prima delle sale dei tesori della Cattedrale, sulla sinistra, si accede ad un vestibolo dominato da un prezioso piviale in velluto rosso. Da qui, una stretta scala conduce verso ambienti più freschi, attraverso un corridoio in nuda pietra che si apre nella prima navata della Cripta. Anticamente chiamata “Cimitero di tutti i Santi”, raccoglie ventitré urne, la cui origine è riconducibile a varie epoche: romano-pagana e romano-paleocristiana, greca, normanna. La datazione ipotizzata della cripta oscilla in un range ampio: tra il III secolo d.C. e il XII. Ma questi sono solo numeri! Il fascino di questo luogo, custode di Vescovi della chiesa palermitana e di un solo laico (Federico d’Antiochia), risiede nell’atmosfera di silenzio e colonne. E sfiora i sarcofaghi, ognuno con la propria architettura e la propria storia.

Tesori della Cattedrale: la maestosa urna in marmo di Paros

La maestosa urna in marmo di Paros ph © Patrizia Grotta

Una storia che è spesso di riciclo: corpi cristiani che interrompono il sonno di corpi pagani per prenderne il posto. O che parla di alta incidenza di “vocazioni vescovali” familiari: due fratelli (i D’Antiochia, congiunti dell’unico laico) occupano due delle urne. O racconta di mistero, nel sospetto che alcune urne non custodiscano in eterno coloro i cui nomi fanno mostra di sé nelle epigrafi: occupazione abusiva! Soprattutto, però, sa disegnare bellezza, come nella regina fra queste urne: la più maestosa e complessa. In marmo di Paros, descrive in sinuosi bassorilievi l’incoronazione di un poeta (forse l’antico sfrattato ospite?) nel trionfo delle nove muse. Tombe, urne, gioielli, gemme, ma anche incanto e sacralità: questi i tesori della Cattedrale che vi suggeriamo di scoprire o di rivedere (che male non fa!). Senza dimenticare un ultimo dettaglio, che in qualche modo può essere un prezioso da rimirare: Palermo vista dai Tetti, con le sue successioni di cupole, tra monti e mare.

Palermo e i tesori della Cattedrale ultima modifica: 2019-06-18T20:56:04+02:00 da Patrizia Grotta

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