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Festino, la storia del conta preghiere di Santa Rosalia

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In occasione di questa edizione del Festino, il conta preghiere di Santa Rosalia, finora conservato in due diversi reliquiari è stato assemblato in un unico oggetto. Contenevano uno i grani e l’altro la croce. Per l’occasione realizzato anche un nuovo reliquiario in argento pronto a custodirlo e a mostrarlo ai tanti fedeli della Santuzza.

Il ritrovamento del corpo di Santa Rosalia

Dopo il ritrovamento del corpo della Santa, il 15 luglio 1624, le reliquie giungono nella camera dell’allora Arcivescovo di Palermo, il cardinale Giannettino Doria. Le ossa, esaminate dai medici, che ne decretano l’appartenenza a un individuo di sesso femminile. Nascondevano sotto strati di calcare alcuni oggetti. In particolare sotto la mano sinistra una crocetta in lamina d’argento, un crocifisso in terracotta, una ciotola dello stesso materiale. E tra lo stupore dei presenti dell’epoca, proprio sotto la mano sinistra una corona in pietra.

Di tutto questo, racconta monsignor Filippo Sarullo, parroco della Cattedrale, si ha contezza dal lavoro del biografo della Santa, il gesuita Giuseppe Cascini nel testo “S. Rosalia vergine Romita palermitana”. E da qui Cascini inserisce nelle tavole raffiguranti la vita di Rosalia anche la corona che oltre a diventare uno strumento di preghiera diventa uno dei simboli iconografici della protettrice di Palermo.

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Il gesuita Cascini autore della biografia e delle prime ricerche su Santa Rosalia-Foto di Ambra Drago

IL conta preghiere di Santa Rosalia torna in Cattedrale

La storia racconta come questo strumento risale al periodo tra il V e il VII secolo d.C., negli eremi anacoreti orientali. Si dice che venisse usato per recitare formule rituali di penitenza o per chiedere qualche intercessione per un defunto. I conta preghiere consistono in un numero di piccole sfere o grani di diverso formato e materiale (oro, argento, pietra, osso, legno, terracotta) che si congiungono attraverso una cordicella o un filo di seta a un’immagine mariana o a un croce.

L’esigenza di contare le preghiere, riferisce monsignor Sarullo nasce principalmente nei monasteri soprattutto nel momento della recita dei 150 Salmi. In occidente la prima diffusione si deve a San Beda il Vulnerabile (673-735 d.C.) che lo consiglia ai fedeli che non conoscono il latino e sostituiscono la recita dei 150 salmi con i paternostri divisi in tre cinquantine, per tre momenti della giornata. Oltre che conta preghiere lo strumento si chiama infatti anche “conta Padre Nostro”, come dice Cascini, proprio perché se ne possono recitare ben 150.

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Monsignor Sarullo e il vicario generale dell’Arcivescovo ammirano il conta preghiere custodito nel nuovo reliquario -Foto di Ambra Drago

La donazione dei grani e della croce della corona

Dodici grani ritrovati sono un dono alle suore del monastero di Santa Caterina – raccontano Paolo Campanello e Filippo Sapienza- collaboratori nell’organizzazione del Festino. Mentre la croce della corona donata a Giuseppe Bonfante, fondatore del monastero di Santa Rosalia allo Stazzone, la struttura poi distrutta nel 1922 per costruire via Roma. E così le monache sono state costrette a trasferirsi al monastero benedettino portando con sé la preziosa reliquia”.

Solo in occasione del centenario del rinvenimento delle reliquie di Santa Rosalia, nel 1924, che i grani e la croce ritornarono in Cattedrale. E per volere del Cardinale Lualdi furono fotografati e divulgati nelle cartoline celebrative. Probabilmente incastrati tra i blocchi di calcarenite, i grani erano una cinquantina. Ma l’importante è che tutti i fedeli avranno modo di conoscere questo oggetto di Santa Rosalia, segno tangibile di una vita basata sulla ricerca di pace e di preghiera.

Festino, la storia del conta preghiere di Santa Rosalia ultima modifica: 2021-07-14T09:00:00+02:00 da Ambra Drago

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