Un gioiello del capoluogo siciliano, la chiesa della Catena è uno degli edifici religiosi di Palermo più belli e particolari per la commistione riuscita fra gotico e rinascimento siciliano. Scopriamola.
La Chiesa di Santa Maria della Catena
La Chiesa di Santa Maria della Catena è considerata un esempio eclatante di mix fra il gotico-catalano e il rinascimentale. In questa chiesa, come in molte altre palermitane, si ritrovano elementi architettonici e decorativi che si riferiscono a diversi stili: il normanno soprattutto all’interno dell’edificio; il rinascimentale siciliano nelle decorazioni scultoree dei portali architravati e il gotico catalano nella struttura architettonica e nella loggia, caratterizzata da tre archi ribassati policentrici.
La denominazione
L’edificio sorge ai confini del quartiere medievale Cala, a pochi passi dalla Vucciria, da Porta Felice lungo via Vittorio Emanuele. Erroneamente si potrebbe pensare che sia dedicata alla Madonna della Catena, il cui culto è molto diffuso in Sicilia ma non è così. Infatti, l’edificio, trovandosi nell’antico commerciale di Palermo, si trovava in una posizione strategica per questo era chiuso, per questioni di sicurezza, da una lunga e massiccia catena.
Proprio sul luogo in cui si attaccava l’estremità destra di questa catena; qui sorgeva una piccola chiesetta, in cui si venerava la Madonna detta Vergine del Porto.
C’è anche un’altra leggenda sulla catena, posta lì per chiudere il porto della Cala e alla quale erano legati dei prigionieri, che fu sciolta dal sole dalla Vergine delle Grazie, a cui i condannati chiesero aiuto, e poi chiamata così per questo motivo.
La Chiesa
La chiesa è opera di Matteo Carnilivari, uno dei maggiori maestri del Quattrocento siciliano, conosciuto per la realizzazione del vicino Palazzo Abatellis. Ad eseguire i lavori fu Antonio Belguardo.
La piazza su cui venne edificata la Chiesa prende il nome di “Piazzetta delle Dogane”, questo perché qui in origine era collocata una delle cinque porte che si aprivano lungo le mura della Cala e aperta intorno il 1570 per consentire l’ingresso di merci provenienti dal mare e far pagare così le imposte. Qui nel 1750 venne eretta la statua di Filippo V ad opera dell’architetto Paolo Amato. Oggi però sia la porta sia il monumento non esistono più dal 1848 in seguito alla rivoluzione anti borbonica.
L’esterno
La chiesa colpisce già dall’esterno: presenta un portico tripartito con archi ribassati in facciata che ricorda molto quello della cattedrale di Cefalù e quello sul fianco meridionale che richiama alla Cattedrale di Palermo, un’ampia scalinata che originariamente era a due rampe, delle bifore sui lati e infine i tre portali di ingresso a opera di Giacomo e Vincenzo Gagini, che realizzarono inoltre anche i capitelli e le colonne.
I tre portali, realizzati in finissimo marmo di Carrara, recano eleganti festoni e sull’architrave raffigurano scene evangeliche tra cui la Madonna con Gesù Bambino, il quale gioca con una catena, tra angeli e i Santi Marco e Giovanni. Negli altri due portali troviamo la Natività e l’Adorazione dei Magi tra re e profeti.
Sul prospetto della loggia si trova una lastra marmorea con un’iscrizione di Antonio Veneziano, dedicata alla Madonna della Catena per la Grazia ricevuta. Sopra la targa commemorativa vi è una statua raffigurante Santa Cristina.
Tre stili diversi
La compresenza e commistione degli stili è la caratteristica che rende particolare quest’edificio. All’interno dell’edificio troviamo elementi relativi alla tradizione locale arabo normanna: ripartizione longitudinale a tre navate, zona presbiteriane sopraelevata e suddivisa in titolo e antititolo, colonne sovrapposte nelle absidi, una sola colonna di colore verde (simbolo della salvezza), utilizzo di archi a sesto acuto.
Elementi tipicamente gotico catalani sono, invece, gli archi rinascimentali ribassati policentrici, chiamati nel gergo locale “a manico di canestro”.
L’interno
Troviamo un impianto a tre navate, scandite da possenti colonne che continuano verso la copertura ribassata e a crociera con pilastri rettangolari; l’idea è quella di una chiesa colonnare con colonne di spoglio e caratterizzate da marmi con tonalità differenti che richiamano non solo molto a quello che è lo stile romanico locale, ma anche a un’estetica contemporanea importata dai quadri fiamminghi.
Il transetto sopraelevato e bipartito rimanda alle basiliche di età normanna, il tiburio presenta invece una volta stellare. presente anche un’edicola con la rappresentazione dell’incoronazione della Vergine tutta in marmo di Carrara.
Nelle navate laterali vi sono otto cappelle quattro per lato. Appena entrati nella chiesa, sulla destra troviamo quattro cappelle con altari barocchi e diversi sepolcri di nobili. Tra questi il più antico è un sarcofago di epoca romana (I sec. d. C.).
Esso si trova in fondo al transetto riutilizzato in epoca medievale per seppellire Lucca Palici Chiaramonte.
Gli artisti della chiesa della Catena
Artefice dell’impianto iconografico e delle navate laterali e della controffacciata è Olivio Sozzi, uno dei maggiori pittori in Italia nei primi anni del XVIII secolo. Egli raffigura la vita di Santa Brigida nel soffitto e ai lati della navata di destra,
Pietro Novelli è invece autore di un quadro raffigurante San Gaetano nella quarta campata della navata di sinistra.
Attivi con le loro sculture anche Antonino e Giacomo Gagini.
Le tre absidi
L’abside centrale è occupato da un altare settecentesco in marmi e pietre dure. Su di esso si trova un alabastro d’ignota datazione raffigurante il Cristo Risorto.
Le due absidi laterali sono denominate Cappella del Crocifisso (a sinistra) e Cappella di San Giuseppe (a destra). La cappella del Crocifisso presenta un Padre Eterno in stucco del ‘700 e un altare in finto marmo, datato 1787.
La cappella della Madonna della Catena
Il nucleo più antico e importante della chiesa è la seconda cappella a destra. In essa si trova l’affresco raffigurante la Vergine che allatta il Bambino, conosciuta come Vergine del Porto o Madonna delle Grazie.
Il dipinto, del XIV secolo e di autore ignoto, è legato alla tradizione greco bizantina. Ai lati di questo affresco vi sono testimonianze di pitture risalenti al periodo post tridentino, che avevano coperto l’affresco originario a causa della rappresentazione del seno nudo della Vergine.
Ai quattro angoli della cappella vi sono le statue di Santa Margherita, Santa Ninfa, Santa Barbara e Santa Oliva, attribuite ai figli di Antonello Gagini.
La chiesa oggi
Nel 1602 la chiesa viene affidata ai Padri Teatini e concepita come chiesa conventuale. Il convento, adiacente la chiesa, è l’attuale Archivio di Stato.Oggi la Chiesa di Santa Maria della Catena è una Rettoria consacrata al culto e uno dei gioielli che offre Palermo agli abitanti e turisti. Si può visitare pagando un ticket tutti i giorni ore 10-18foto di S. Portale; fonti: https://izi.travel/en