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Vittorio De Seta: la pellicola come documento della realtà

Vittorio De Seta, regista neorealista

Vittorio De Seta: la cinepresa come strumento per documentare

Un uomo il quale ha creduto nel potenziale della cinepresa. Vittorio De Seta ha sempre ritenuto questa uno strumento valido per rappresentare l’esistenza. La pellicola cinematografica diviene documento essenziale per conoscere e testimonianza per i posteri.

Riferimenti biografici

Vittorio De Seta nasce a Palermo il 15 ottobre 1923, qui il nonno ha svolto la professione di prefetto. Egli viene da una famiglia aristocratica; segue gli studi di architettura a Roma. ma nel 1953 scopre la sua vera vocazione; perciò intraprende la carriera cinematografica. Inizia come secondo aiuto regista di Mauro Chiari per un episodio di Amori di mezzo secolo. In seguito è aiuto regista nel film Vacanze d’amore e dopo quest’esperienza svolge l’attività di documentarista e sceneggiatore.

Il regista negli anni ’50 ha realizzato una serie di documentari sulle condizioni di vita del proletariato meridionale, soprattutto di Sicilia e Sardegna. Nel 2008 i cortometraggi hanno trovato restauro da parte della Cineteca di Bologna e raggruppamento dalla Feltrinelli nella raccolta DVD Il mondo perduto.

Un insieme di attività cinematografiche

Vittorio de Seta ha girato pure qualche film, con tematiche diverse dal filone neorealista. Si tratta di Banditi a Orgosolo (1961); Un uomo a metà (1966); L’invitata (1969). Il regista nel 1973 realizza una miniserie televisiva prodotta dalla RAI, Diario di un maestro. Qui De Seta torna a trattare il contesto proletario, in particolar modo l’esperienza didattica di un docente in una borgata romana.

Dato il riscontro positivo della miniserie, negli anni ’80 De Seta gira diversi documentari per la televisione. Col trasferimento a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, nella tenuta materna e col documentario In Calabria (1993), egli esprime il suo legame con la regione. Negli anni 2000 partecipa come attore a dei cortometraggi. Nel 2006 gira Lettere del Sahara, lungometraggio sulla vita di un immigrato africano in Italia. Il regista muore a Sellia Marina il 28 novembre 2011.

Cortometraggio “Parabola d’oro”, sulla raccolta e mietitura del grano in Sicilia

Vittorio De Seta e il neorealismo

Il regista è stato sempre colpito dalla vita dei ceti più umili. Egli ha osservato che la loro esistenza, segnata da difficoltà e sacrifici, manifesta un profondo legame con la terra e i suoi cicli. Una dimensione che, a causa del progresso, ha teso a scomparire, riscontrabile in parte ancora nei paesi dell’entroterra meridionale. De Seta ha ritenuto fondamentale trasferire queste testimonianze preziose nella cinepresa, creando documentari che portano ad un’altra dimensione. Con la pellicola il regista porta innovazione nell’uso del colore e sul rapporto estetica-realismo, aspetto già riscontrabile in La terra trema.

Tra i suoi documentari dall’elevato contenuto socio-antropologico figurano Isola di fuoco, ambientato nelle isole Eolie, Pasqua in Sicilia, Un giorno in Barbagia. Da menzionare pure I dimenticati, su un paese calabrese, Alessandria del Carretto, allora privo di una strada che lo collegasse con altri centri. Si riprende la vita di pescatori, minatori e contadini siciliani, di pastori calabresi, nonché l’esistenza tipica del proletariato dell’entroterra. Vittorio De Seta è stato un uomo il quale ha fatto affiorare la sua sensibilità verso la gente umile, il cui modello di vita è andato avanti nei secoli. I suoi documentari costituiscono una preziosa testimonianza di un mondo genuino che la globalizzazione ha cercato di cancellare. Una sezione cinematografica ai Cantieri Culturali alla Zisa è a lui intitolata, in suo omaggio.

Vittorio De Seta: la pellicola come documento della realtà ultima modifica: 2022-07-07T09:28:58+02:00 da Angela Strano

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Julieta B. Mollo

Molto interessante 👏

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