La pasta è stata inventata a Palermo. Sì, avete letto bene gentile lettori. Il capolavoro, il piatto più amato dagli italiani è siciliano. Non furono i cinesi e non fu neanche Marco Polo a portarla da noi. La pasta, così come la conosciamo, nacque precisamente a Trabia. Al Idrisi, geografo arabo di Ruggero II d’Altavilla, raccontava che nel comune della provincia palermitana si produceva e si esportava una “pasta in forma di fili”.
La pasta a Palermo
Sarà la dieta, sarà che ho diminuito i carboidrati, ma un piatto di pasta con la salsa di pomodoro o con aglio, olio e peperoncino è un’opera maestra. Una magnificenza senza fine, nessuno può reggere il confronto. Del resto, utilizzando le parole di Giuseppe Prezzolini: “Mi domando io che, sono un professore poco professorale, che cos’è la gloria di Dante appresso quella degli spaghetti?” Già, che cos’è? La pasta è la regina della cucina italiana, il luogo-nido della vita, delle relazioni e delle grandi chiacchierate. Riuscire a risalire all’invenzione di un piatto popolare non è cosa assai semplice. Sappiamo che già i romani conoscevano quella che potremmo definire l’antenata della lasagna. In una tomba etrusca, ancora, è stato ritrovato tutto l’occorrente per stendere la pasta.
Il geografo arabo Idrisi, in un suo libro, consegnato al Re Ruggero II di Sicilia nel 1154 , scrive di mulini e di pasta che si confezionava a Trabia e che si esportava in tutta la penisola. Il geografo descrive “un cibo di farina in forma di fili”, chiamato “triyah” (dall’arabo “itrija”). Possiamo affermare che si trattasse di una forma di pasta simile agli spaghetti. La conferma si può avere grazie al fatto che in Sicilia, ancora oggi, si parla di “vermiceddi di tria” (vermicelli) o di “tria bastarda”. Secondo gli storici Capatti e Montanari, nei ricettari arabi la pasta compare già nel IX secolo e a tale tradizione è collegata la presenza nella Sicilia occidentale di cultura araba di manifatture per la sua produzione.
Dalla Sicilia a Genova, passando per Napoli
La pasta è nata nella Sicilia occidentale e da lì è arrivata a conquistare tutto lo stivale, passando da Napoli e finendo a Genova. Con la dominazione aragonese, la Sicilia e la Sardegna sono tra i principali centri di produzione di pasta secca del Mediterraneo. Veniva esportata a Barcellona, ma anche a Valencia e a Genova. I legami tra Trapani e Genova sono antichi e noti a tutti. Da qui veniva portata in tutto il Nord Italia.
Nel Quattrocento, ancora, si hanno testimonianze di produzione di pasta secca in Puglia e in generale nelle regioni con clima secca e ventilato. Dobbiamo aspettare però il Seicento per la sua diffusione, precisamente durante la carestia che colpì il Regno di Napoli. Il consumo di carne e di pane crollò e la pasta iniziò a diffondersi grazie all’utilizzo del torchio che ne aumentava le quantità (prima del torchio la pasta era fatta a mano) e abbassava i prezzi. La rivoluzione e la totale consacrazione? La pasta divenne regina incontrastata della cucina italiana nel Settecento quando i napoletani inventarono la salsa di pomodoro. Chapeau!