Una tradizione, un rito religioso, un giuramento d’amore eterno. Tanti sono i significati che si celano dietro all’acchianata a Santa Rosalia. I palermitani, grandi e piccoli, onorano ogni anno la Santuzza dirigendosi con ogni mezzo verso le sue spoglie, ben custodite tra le rocce di Monte Pellegrino. Lì, in alto, riposa Santa Rosalia, la patrona di Palermo.
L’acchianata a Santa Rosalia
Nell’anniversario della morte di Santa Rosalia — il 4 settembre — i fedeli hanno rinnovato ancora una volta l’appuntamento all’antico Santuario. Un momento che, tuttavia, non si cadenza soltanto alla vigilia e nel giorno stesso delle celebrazioni, bensì anche in quelli a seguire e, in generale, nel corso di tutto il mese. Un itinerario particolarmente suggestivo, in particolare, è quello notturno: nelle ore buie tra il 3 e il 4 settembre, in molti percorrono l’antico sentiero che conduce alle spoglie della Santuzza. I cultori della patrona si muovono così rigorosamente a piedi, talvolta anche scalzi. Tra i più devoti, però, c’è anche chi tenta di raggiungere l’agognata meta in ginocchio.
Il percorso in salita è lungo circa 3,5 km e si trova, su strada acciottolata, all’interno della Riserva Naturale Orientata di Monte Pellegrino. In poco più di un’ora, i fedeli, raggiungono il Santuario tra canti e preghiere. L’aria magica che si respira al suo interno farà dimenticare ai pellegrini le fatiche dell’acchianata. Nella grotta si celebrerà dunque la Santa Messa. Per coloro che non volessero arrivare a piedi alla meta alle falde di Monte Pellegrino si trovano anche dei bus navetta e altri mezzi autorizzati che comodamente condurranno i fedeli al Santuario.
Il Santuario
Era il 1180 quando a Palermo, nei pressi dell’odierno Santuario di Monte Pellegrino, venne fatta erigere una cappella dedicata a Santa Rosalia, la quale tuttavia ancora non era elevata canonicamente agli onori degli altari. Tale cappella, intorno al 1474, venne restaurata a seguito di una funesta pestilenza. Soltanto nei secoli successivi, a partire dal ritrovamento dei resti della Santuzza, si è provveduto agli abbellimenti che ad oggi ornano la grotta.
La particolarità del Santuario è l’esistenza al suo interno di un antico culto dell’acqua salutare che si personifica proprio in Santa Rosalia. È presente, infatti, nella grotta una grossa quantità d’acqua che viene canalizzata verso l’esterno attraverso un curioso sistema di raccolta.
La leggenda del pellegrinaggio
Rosalia Sinibaldi, proprio nella grotta in cima a Monte Pellegrino, si era rifugiata per coltivare il suo amore per Dio. La giovane nobildonna lì visse la sua breve vita da eremita, rinunciando alle ricchezze materiali. Avvolta dalla fede, morì nel lontano 1166. La sua anima, tuttavia, continuò a vegliare dall’alto su Palermo. Tanto che, ben cinquecento anni dopo, salvò la città da un’epidemia di peste. Intanto che la funesta malattia perseguitava il popolo palermitano, Rosalia apparve in sogno ad una appestata, prima, e a un cacciatore poi. A questi ella indicò dove si trovavano i resti del suo corpo, rimasti nella grotta, con l’ordine di portarli in città. Mentre le ossa della Santuzza passavano tra le vie della città, ecco che gli ammalati guarivano a uno a uno.
Secoli e secoli sono trascorsi, ma la processione continua. I fedeli si riuniscono e percorrono la strada che ai tempi condusse il cacciatore ai resti di Rosalia e, dunque, alla salvezza di Palermo. I fedeli, così, si liberano dal male.