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CULTURA STORIA

“Strage del pane”, attacco fratricida in una Palermo distrutta

Strage Del Pane

Siamo nel pieno dell’autunno, più precisamente era il 19 ottobre di un anno di macerie: il 1944. Nel pieno del centro storico di Palermo ha avuto luogo la prima tragedia del dopoguerra siciliano, la cosiddetta Strage del pane. Siamo in un periodo estremamente delicato, contraddistinto da tensioni separatiste da una parte, dominio centrale del Regno dall’altra. In mezzo, la fame, la povertà, la vita degli innocenti. In altre parole siamo dentro una città distrutta e “frammentata”.

Palermo

Cronaca di una strage politica

Direttamente dalle pagine del Giornale di Sicilia uscito il 20 ottobre di quell’anno è possibile rievocare la tragedia. «Poco prima di mezzogiorno molte migliaia di scioperanti sono affluiti in via Maqueda […]. La folla con alte grida ha chiesto insistentemente il pronto intervento delle Autorità per reprimere gli abusi del mercato annonario, che provoca insostenibili disagi fra le classi lavoratrici a reddito fisso. Poco dopo le forze di polizia […] sono state rafforzate da reparti di soldati inviati d’urgenza a bordo di autocarri. […] Ad un tratto sono rintonate delle detonazioni».

Le bugie del Governo sulla Strage del pane

Insomma, una gran folla urlante protestava per le condizioni difficili di sopravvivenza con la gestione corrente delle scorte alimentari. I militari del Regio Esercito a quel punto hanno pensato bene di sparare e lanciare due bombe a mano sulla folla. La versione ufficiale romana del governo centrale non è esattamente la stessa dei fatti avvenuti. Si legge che «gruppi estranei sobillati da elementi non ancora chiaramente identificati, prendevano l’iniziativa d’inscenare una manifestazione sediziosa». Essendo cresciuta a dismisura la pericolosità di tale azione ribelle i reparti dell’Esercito intervenuti a sedarla hanno aperto il fuoco. Nel comunicato centrale governativo si legge invece che «venivano esplosi colpi d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito, che erano stati costretti a reagire».

«Ordine pubblico ristabilito»

In quella comunicazione istituzionale veniva fissato un bilancio di 16 morti e 104 feriti. Ma morirono in 24 e i feriti furono ben 158. Fra le vittime ci furono due donne e molti minori [15 per la precisione], questi ultimi certamente non dei rivoltosi armati e pericolosi. «L’ordine pubblico è stato ristabilito» si legge. Certo, lo sterminio è completato, la folla dispersa, il malcontento represso. L’interesse del governo – conclude il comunicato – è dunque «la ricerca dei responsabili della manifestazione sediziosa». Testimonianze dirette ricordano che «fu dato l’ordine di puntare i fucili sulla folla». Rivelazioni che a oltre mezzo secolo di distanza mettono a tacere ogni dubbio sul fantomatico “attacco violento dei separatisti”.

Fratelli italiani l’uno contro l’altro

Quella spontanea manifestazione popolare che viene ricordata ancora oggi fu brutalmente repressa con bombe a mano e moschetti. Dimenticata per lungo tempo, ha da pochi anni ottenuto maggiore riconoscimento da parte delle istituzioni in primis, e dai Palermitani stessi, protagonisti in quell’occasione di un moto per i propri diritti. Un moto d’orgoglio sfruttato dalle spinte indipendentiste e secessioniste e soffocato ben presto nel sangue.

Maqueda2

Scrive il giornalista Lino Buscemi della Strage del pane: «Il sangue scivolò a fiotti lungo la via Maqueda e nelle traverse vicine. […] Le sole due donne decedute, Anna Pecoraro e Cristina Parrinello, lavoravano proprio di fronte la prefettura, in una stireria. Atroce la loro morte: i soldati scagliarono la loro bomba proprio dentro il negozio!». Il prezzo da pagare per una richiesta legittima all’allora governo italiano era dunque questo: tanto sangue. Tanto altro sangue oltre a quello già ampiamente versato in guerra.

Dopo la strage del pane: riparazione e farsa

È proprio in vicolo Sant’Orsola che è stata sistemata una lapide per ricordare la “Strage del pane”. In quel giorno di ottobre, quando l’esercito sabaudo aprì il fuoco contro il corteo in protesta, il vicolo non fu un riparo abbastanza sicuro. Molte delle vittime morirono proprio lì, massacrate in un imbuto infernale. Riparazione? Non proprio. Anche se la città di Palermo si è fatta carico di ricordare “istituzionalmente” l’evento, la Strage del pane resta uno degli eccidi più efferati della storia unitaria italiana. Non stupisce come ci siano stati storicamente depistaggi, insabbiamenti e menzogne ufficiali. Una strage che ad oggi, evidentemente, non merita neanche qualche riga dei libri di storia scolastici. Il processo comunque si concluse tre anni dopo con l’accusa contro tre sottoufficiali e ventuno soldati di “eccesso colposo di legittima difesa”. Uno scappellotto, si potrebbe dire, vista la reale entità degli eventi assimilabili più al reato di strage.

Città Metropolitana di Palermo

Allargando lo sguardo al contesto geopolitico non stupirà il pugno di ferro sabaudo. Il forte sentimento indipendentista in Sicilia era diffusissimo. Pare che gli Usa appoggiassero queste aspirazioni indipendentiste in un primo periodo. Ma la suddivisione dei territori all’indomani dello scontro mondiale impose il bisogno dell’Unità nazionale italiana. Proprio in questo frangente il Governo italiano mostrò l’atteggiamento più duro e intransigente. Non c’era spazio per dubbi: si doveva contribuire alla causa italiana, punto e basta, e senza “storie”. Che fossero passanti, lavoratori o manifestanti – comunque inermi rispetto a uno spiegamento dell’Esercito – a pagare con la vita, non importava. 

“Strage del pane”, attacco fratricida in una Palermo distrutta ultima modifica: 2019-10-24T02:33:39+02:00 da Daniele Monteleone

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