Promemoria di terrore: i rifugi antiaereo a Palermo

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STORIA

Promemoria di terrore: i rifugi antiaereo a Palermo

Rifugi antiaereo

Tra le pagine da sfogliare nel libro che Palermo compone da millenni, ci sono quelle che parlano di storia. Sin dalle sue tracce preistoriche nei graffiti all’Addaura, la città ha conservato Memoria di ciò che l’ha attraversata, popoli ed eventi. Ci sono tracce più evidenti perché belle, altre ignorate perché indecorose, altre ancora invisibili perché sotterranee. Ed è di queste ultime che vogliamo raccontarvi oggi, portandovi dentro i corridoi dei Rifugi antiaereo che la Seconda guerra mondiale ci ha lasciato. Tra il silenzio profondo della paura e l’eco incancellabile delle sirene d’allarme, percorreremo il sottile confine fra vita e morte.

Pochi metri sottoterra, sotto un cielo di bombe

C’era stata la Prima grande guerra: un orrore sottovalutato da chi aveva deciso di portare l’umanità in un conflitto dalle proporzioni mai viste prima. In Italia, l’orrore, però, non era stato sufficiente, non come promemoria, se poté essere promulgato il regio decreto del 24 settembre 1936-XV n. 2121. Ordinava ad Enti pubblici e privati di provvedere alla costruzione ex novo di rifugi antiaereo o al riadattamento di edifici esistenti. Velleità belliche tornavano in un’Europa ancora graffiata dal precedente conflitto. Piani interrati, seminterrati ma anche pianterreni erano considerati atti allo scopo. Nella maggior parte dei casi, essi assumevano la struttura di cunicoli collegati fra loro. L’accesso era garantito da uno o più ingressi dotati di scale che conducevano sotto il livello stradale. Spesso ricavati sotto palazzi, erano a rischio di collasso sotto il crollo di quelle stesse strutture. Tanto da far risultare più sicuri i rifugi creati in grotte naturali.

Le regole dei rifugi antiaereo ph ©Patrizia Grotta

Palermo si adeguò alla direttiva e vari rifugi sorsero sul territorio, sfruttando cavità naturali o creandone di apposite. Per calibrare la resistenza delle strutture, si usò come parametro la potenza deflagrante delle bombe della Prima guerra mondiale. Peccato che l’ingegno umano attuò modifiche a questa portata distruttiva, rendendola superiore! Ciò che si riteneva sicuro e protettivo, quindi, era un’illusione: se una bomba avesse centrato in pieno un rifugio, questo sarebbe rovinato sui suoi protetti. Come vedremo, l’accesso ai ricoveri era segnalato dalle scritte sui muri. Il comportamento all’interno dei rifugi era severamente fissato: attenersi alle regole poteva essere questione di vita o di morte. Fra le altre, il divieto assoluto di fumare, per ovvie ragioni. A vegliare sul loro rispetto, come sull’afflusso ai rifugi, erano membri dell’Unione nazionale protezione antiaerea, organizzazione di protezione civile nata come forma di volontariato nell’agosto del ’34 ma militarizzata con l’entrata in guerra dell’Italia.

Scritte sul muro per vite da proteggere

Rifugi antiaereo, dunque. O, come erano chiamati più familiarmente dalla popolazione, “ricoveri”. Proprio questa scritta non sarà sfuggita agli occhi più attenti di chi cammina a piedi per Palermo. Dal centro fino anche alle vie sotto Monte Pellegrino, può capitarvi di notarne una su un muro; scritta bianca su sfondo azzurro, indica una direzione. Una direzione che durante la Guerra poteva decretare la differenza fra il restare in vita e il soccombere alla distruzione. A Palermo, queste scritte campeggiavano da un’estremità all’altra, marchiando la quotidianità di palazzi e vite umane.

Rifugi antiaereo: una delle superstiti indicazioni verso i ricoveri
Una delle superstiti indicazioni verso i ricoveri ph © Patrizia Grotta

In altre forme, la scritta raffigurava una grande R e ad essa si affiancava il nome del Ricovero, spesso connesso alla località in cui sorgeva. O l’una o l’altra, dovevano essere ben visibili e chiare nell’indicazione. Non sappiamo se la loro permanenza sui muri sia stata frutto di una precisa volontà di ricordo o della tanto tipica “distrazione” palermitana. Di certo, la loro sopravvivenza ad oggi rappresenta in realtà un grande dono: un dono di Memoria, appunto. Una sorta di promemoria sul fondo più basso che l’uomo sa raggiungere: la Guerra.

Dal buio alla luce

Per decenni, i Rifugi antiaereo palermitani sono rimasti nel buio della clandestinità, sconosciuti alle nuove generazioni. Immersi nel silenzio di una storia che i nostri Avi sperarono di lasciarsi alle spalle per ricominciare sotto le macerie, suscitavano ancora troppo dolore. Molti di essi sono scomparsi, altri – in fondo – altro non erano che grotte naturali, come quelle alle pendici di Monte Pellegrino. Da anni, invece, un paio di essi sono tornati fruibili dal pubblico in varie occasioni, ultima delle quali le splendide Vie dei Tesori. Ad occuparsi magistralmente delle visite – occasione preziosa – sono i ragazzi di Historia Palermo. Grazie alla loro esperta e appassionata attività, il Rifugio antiaereo di Piazza Pretoria e quello della Biblioteca Regionale Bombace riemergono, drammatici esempi di questi ricoveri. La loro è l’imperdibile testimonianza di interminabili anni in cui i Palermitani sapevano cosa fosse veramente la minaccia alla loro sopravvivenza.

Rifugi antiaereo: cunicolo sotto piazza Pretoria a Palermo1
Rifugio antiaereo sotto Piazza Pretoria ph ©Patrizia Grotta

Al primo si accede dalla portineria di Palazzo delle Aquile, poiché i vecchi ingressi principali – posti accanto ai leoni della scalinata – sono stati chiusi. L’ingresso al secondo, invece, è custodito dal portico della Biblioteca. Quest’ultimo era destinato agli studenti del Liceo Vittorio Emanuele, sito fra la Biblioteca e la Cattedrale, che – cuore in gola – lasciavano senza esitazione banchi e libri, per cercare riparo e proteggere la speranza che la loro giovane vita superasse anche quel bombardamento.

La fragilità dei rifugi antiaereo

Questa speranza fu tolta, invece, a coloro che il 18 aprile del 1943 avevano cercato riparo in un rifugio lì vicino, a piazza Sett’Angeli. Capiente e ufficialmente sicuro, ospitava centinaia di persone, che vi correvano così com’erano al primo suono di sirena. Quel giorno, però, la bomba lo centrò pienamente e le macerie crollarono inesorabili, uccidendo chiunque si trovasse sotto. Il bilancio ufficiale fu di 30 vittime, ma le testimonianze ufficiose di chi visse la guerra raccontano da sempre che i morti furono centinaia, dilaniati dalle conseguenze del crollo. Dinanzi quella devastazione, la scelta delle autorità furono colate di cemento sui resti umani che non furono recuperati. La guerra è questo: chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte e attendere un altro giorno d’orrore. Davvero vogliamo dimenticarlo?

Dentro il rifugio antiaereo

Entrare, anzi sprofondare in un Rifugio antiaereo è una visita ben diversa dalle altre. L’angoscia impregna ancora l’aria, in questi due luoghi che durante la Guerra offrivano riparo al terrore di una Palermo bombardata da tutti, Francesi, Britannici, Americani, Tedeschi, persino Italiani. Scendere nelle nude gallerie di cemento, costeggiate da lunghi ininterrotti sedili di pietra, toglie dapprima il respiro e fa scattare, in atavica reazione fisiologica, il panico. Vorreste girarvi, risalire le scale e tornare all’aria aperta, affamati di aria e serenità. Possiamo scegliere di farlo; i nostri nonni, bisnonni, i nostri concittadini non avevano scelta. O meglio, la scelta era il rischio quasi certo di restare sepolto sotto le macerie dei bombardamenti a tappeto che devastarono Palermo. Senza pietà e senza umano criterio.

Botola di ingresso al rifugio antiaereo della Biblioteca Bombace
Botola di ingresso al rifugio antiaereo della Biblioteca Bombace ph © Patrizia Grotta

Se avrete la forza di restare, non ve ne pentirete: un’immensa esperienza di empatia sta per benedirvi. Tra il racconto della coinvolgente guida e quello, più diretto, dello spazio che vi circonda, sentirete vostri sentimenti ed emozioni dei Palermitani che nei rifugi antiaereo si affollavano. Quando il suono delle sirene d’allarme riempirà l’aria, vi sembrerà persino di udire i sussurri cauti, i gemiti repressi, i respiri che si sospendono. Se sarete fortunati, uscirete con la consapevolezza della brutale stupidità di ogni guerra. E sentirete forte il bisogno di raccontare la vostra esperienza a chiunque incontrerete, come monito di pace.

Promemoria di terrore: i rifugi antiaereo a Palermo ultima modifica: 2019-11-27T15:26:48+01:00 da Patrizia Grotta

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