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Palermo in zona rossa, la protesta dei parrucchieri chiusi

Protesta dei parrucchieri

Palermo è in zona rossa. Con l’aumento dei contagi è stata presa questa decisione da parte della Regione. Ma interi settori sono in ginocchio e chiedono di riaprire. Come gli acconciatori ed estetisti stavolta costretti alla chiusura. E oggi protesta dei parrucchieri. Confartigianato già a marzo scorso aveva fatto appello al governo regionale affinché in sede di conferenza Stato-Regioni, fosse consentito lo svolgimento delle attività anche nelle zone rosse, a tutela della salute dei cittadini e dell’economia del settore. Nei giorni scorsi, inoltre, Confartigianato, insieme ad altre associazioni degli artigiani, aveva lanciato in tutte le regioni una petizione per riaprire acconciatori ed estetisti anche in zona rossa per combattere l’illegalità e fermare il contagio.

Protesta dei parrucchieri, vaccini al settore

La protesta è sfociata oggi per dire no alle chiusure. Una protesta silenziosa e nel rispetto dei distanziamenti anti Covid. Con loro Gino Sanfilippo, presidente della categoria acconciatori di Confartigianato Imprese Palermo. “Dallo scorso anno i nostri saloni – dice Sanfilippo – hanno investito e non poco, per rispettare tutti i protocolli di sicurezza e per potere riaprire e proseguire l’attività nel pieno rispetto delle norme, della clientela e degli operatori stessi. Per fare tutto questo hanno sostenuto delle spese che, se non supportate da entrate, porteranno davvero alla rovina per tutto il settore. La nostra voce non può continuare a rimanere inascoltata. Abbiamo bisogno di lavorare. Non si può pensare che i contagi avvengano in seno a determinate attività produttive, che invece lavorano in condizioni massime di sicurezza”.

Chiusura Acconciatori
Gli operatori che hanno manifestato pacificamente

La voce degli operatori del settore

Dietro alla chiusura del settore benessere, c’è un intero comparto in sofferenza e tutto l’indotto che ruota attorno ai saloni. Si ferma tutto, dagli acconciatori alle estetiste, dai rappresentanti ai fornitori di prodotti legati alla cura del capello e alla persona. A partecipare alla protesta dei parrucchieri erano in tanti. “Abbiamo dimostrato in quest’ultimo anno che i nostri centri sono più che sicuri. Sia in termini di contingentamento delle persone gestite per appuntamento, sia per l’utilizzo dei materiali monouso, oltre che per le distanze rispettate – dice Maddalena Buzzotta, titolare del centro ‘Degradé Joelle’ in viale Croce Rossa –.

Noi abbiamo già subito un calo economico non indifferente anche nei mesi in cui ci è stato consentito di lavorare. Perché indirettamente abbiamo registrato meno clientela per via delle chiusure dei ristoranti o degli eventi annullati o anche organizzati con numeri limitati di invitati. Nel precedenti Dpcm eravamo considerati un bene essenziale ed era consentita l’attività anche in zona rossa. E adesso, cosa è cambiato?

Nei nostri saloni non ci sono assembramenti – dice Salvo Pavone, titolare della parrucchiera Shado di via Spedalieri – eppure veniamo penalizzati. Bisognerebbe pensare ad effettuare controlli rigidi, anche nelle attività dove è consentito restare aperti, piuttosto che mettere in ginocchio chi lavora e lo fa in sicurezza. I supermercati, ad esempio, è giusto che rimangano aperti, ma perché quando si va a fare la spesa possiamo assistere ad assembramenti di 20 e 30 persone tutte in una stessa aerea. E a noi parrucchieri, che ci occupiamo di un cliente per volta con tutte le sanificazioni del caso, ci viene negata la possibilità di lavorare? Che differenza c’è tra la zona rossa dei mesi scorsi e la zona rossa di oggi?”.

piazza Sant'Anna vuota
Le vie del centro storico di Palermo vuote durante la zona rossa

La richiesta

Per questo la protesta dei parrucchieri giunge ad una precisa richiesta. “Abbiamo sollecitato più volte la necessità di vaccinare gli operatori del settore benessere – dice Giuseppe Pezzati, presidente di Confartigianato Palermo –. Riteniamo più costruttivo pensare ad una soluzione a monte per arginare il rischio dei contagi, piuttosto che mettere in ginocchio le nostre attività produttive. Acconciatori ed estetiste lavorano a stretto contatto con la clientela e riteniamo necessario offrire loro una corsia preferenziale tra le fasce della popolazione da vaccinare. La nostra federazione nazionale, in questi giorni, ha firmato con il Governo e le parti sociali l’accordo per la revisione del Protocollo sulle misure di contrasto e contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro. E il Protocollo nazionale per le vaccinazioni nei luoghi di lavoro. Questi strumenti devono potere consentire alle nostre attività di lavorare e produrre, piuttosto che chiudere e fallire”.

Questa mattina, alla protesta silenziosa, anche Maurizio Uzzo, della parrucchiera Cataldo di via Valdemone. “Nei precedenti Dpcm ci consentivano di restare aperti perché eravamo riconosciuti un servizio essenziale alla persona – sottolinea– ed è una realtà. Ci sono clienti, purtroppo, che non hanno la possibilità per motivi di salute o altro, di fare a casa nemmeno uno shampoo. Ci sono motivazioni legate all’igiene per cui è bene che ci lascino aperti, ma anche legate all’aspetto psicologico. Una piega particolare, il colore appena rifatto o cambiato, un buon taglio, aiutano anche psicologicamente il cliente e a noi consentono di andare avanti”.

Palermo in zona rossa, la protesta dei parrucchieri chiusi ultima modifica: 2021-04-08T17:10:51+02:00 da Federica Puglisi

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