La fase 2 l’abbiamo tutti attesa e immaginata. Sicuramente non come poi alla fine ci è stata prospettata dal DPCM del 25 aprile. Condividerne o meno le motivazioni passa in secondo piano rispetto al comprendere chiaramente la lingua che dovremo praticare ancora almeno fino al 17 maggio. Leggendo il DPCM del 26 aprile, le parole di questa lingua – il vocabolario della pandemia – risultano già note in buona parte. Non può far male, però, individuare i termini principali e rifletterci insieme, così da attraversare questa seconda fase con consapevolezza.
Dentro il vocabolario della pandemia
Assembramento, la base del vocabolario della pandemia
Protagonista eccellente già in fase 1, è stata fulcro di gaffe surreali, laddove confusa con assemblamento. Il divieto di assembramento equivale a non raggrupparsi, non fare capannelli, non soffermarsi sul marciapiede a chiacchiere di zu’ Pino e cummari Rusidda. Togliere al Palermitano di una certa età il diritto a raccogliersi insieme ad altri coetanei dinanzi un cantiere attivo è criminale. Nessuno ne ha parlato, nessuno ha osannato il loro sacrificio, ma loro esistono: i pensionati palermitani privati della facoltà di dire “io u facissi megghiu!”. Propongo che tutti i professionisti edili, di ogni mansione e livello, facciano un minuto di silenzio ad ogni apertura di cantiere, in loro omaggio!
Attività motoria/sportiva
Italiani, popolo di runner. E i Palermitani non si sono dimostrati da meno. Non si erano mai viste tante scarpe da jogging circolare per la città come in questa pandemia. Alcune a passo agile – segno di esperienza acquisita; altre a passo strascicato – segno di furbesca mistificazione. Come criceti sulla ruota, in molti hanno allargato il concetto di isolato, ma lo hanno comunque rispettato. Altri si sono trovati – sicuramente per distrazione – nel comune limitrofo. Nel vocabolario della pandemia in fase 2, questa parola – anzi quest’attività – riceve un raggio più ampio di applicazione. Così, forza, tuti a correre per sentirsi liberi!
Comprovate
Aggettivo poco praticato in una Regione dove è prassi la soggettività dell’interpretazione normativa a forza di fantomatiche pezze d’appoggio. Ecco, quindi, che le autocertificazioni hanno rivelato il livello di autarchia decisionale umana. Se qualcuno dichiara che la motivazione del proprio spostamento è non fare scaricare la batteria dell’auto, capiamo quanto soggettivo diventi il concetto di necessità. In linea generale, comprovate esigenze non vuol dire “siccome per me è giusto/necessario, lo faccio”; vuol dire convalidato da prove reali. Ma qualcuno dirà: non è forse prova reale che, se l’auto sta ferma, la batteria si scarica?
Congiunti nel vocabolario della pandemia
Ovvero, gli affetti stabili. Ospite d’eccellenza nel vocabolario della pandemia in fase 2, termometro di relazioni. Ma anche generatore di potenziali discussioni familiari – laddove si scegliesse di far visita ad alcuni congiunti e ad altri no. Alla lettera, per congiunti si intendono le persone a noi unite (con-giunte) da relazioni familiari dirette (dove scorre del sangue in comune). Ma anche quelle indirette (quelle che il sangue a volte ce lo fanno un po’ amaro, tipo suocere, cognate, etc.) E i fidanzati? Gli amici? Lo diciamo subito: negli affetti stabili – almeno fino a questo momento – non c’è spazio per gli amici. Magari di voi sanno più di vostra madre, prima della pandemia eravate un tutt’uno, ma niente: non è tempo di congiungersi con gli amici. I fidanzati, sì, quelli entrano nella sfera del “congiungimento da fase 2”. E le fidanzate, soprattutto.
Cosa si intenda per fidanzati è il livello successivo della questione: i promessi sposi o anche quelli che la promessa non se l’erano ancora fatta prima del 10 marzo? Insomma, l’anello di fidanzamento sarà l’unica comprovata garanzia di congiungimento? Lo scopriremo! E non telefonate a qualche ex dicendo: sai quanto ti ho pensato in queste settimane, sento che fra noi c’è ancora un legame. Non rischiereste una multa, probabilmente, ma un vaff a caratteri digitali, quello sì!
Contingentare
Limitare o anche scaglionare, cioè a poco a poco. Si entra in un posto ad uno ad uno o in piccolissimi gruppi – che dovranno collocarsi secondo il distanziamento interpersonale. Nel vocabolario della pandemia, è garanzia anti-assembramento. Niente di nuovo, tranquilli: in fase 1, lo abbiamo fatto per supermercati, farmacie, edicole. In fase 2, avremo accessi scaglionati ad altri luoghi. Gli ingressi nelle ville e nei cimiteri comunali palermitani, ad esempio, saranno consentiti già dal 4 maggio. Il contingentamento comporta due necessità accessorie: non soffermarsi a proprio piacimento nel luogo e non recarvisi secondo l’estro del momento. Infatti, tornando all’esempio di parchi e cimiteri, il Comune ha creato un sistema di prenotazione on-line oggi per domani. Si sceglie il giorno (quello successivo alla prenotazione) e la fascia oraria in cui andare. Per ogni fascia oraria, è previsto un tetto massimo di accessi. Ci contingenteremo anche in spiaggia quest’estate? Possibile!
Disinfettanti
Liquidi necessari a garantire l’igiene costante e accurata delle mani. Se a casa il top restano il sapone e la corretta modalità di lavaggio, fuori i disinfettanti diventano il must. La caccia all’Amuchina ha segnato la prima fase, battuta soltanto da quella all’alcool rosa (ma voi lo trovate?). In realtà, esiste una vasta gamma di disinfettanti, meno famosi e meno blasonati, ma altrettanto efficaci – se non di più. Dovranno dotarsi di disinfettanti tutti gli esercizi commerciali che verranno aperti al pubblico, ma anche i professionisti privati. Grazie a questo aspetto del vocabolario della pandemia, immaginiamo già una nuova figura professionale. Sarà il dispensatore d’igienizzante, sorridente – tramite gli occhi, ovviamente – sulla soglia del negozio o del bar. Generoso, erogherà sulle nostre mani protese il liquido della salvezza e, in sacro rituale, strofineremo accuratamente i palmi, uccidendo la tentazione del virus!
Distanziamento interpersonale
Assieme all’igiene delle mani e alle mascherine, compone il sacro triangolo della prevenzione il metro, metro e mezzo, due metri: sia come sia, è imprescindibile – ci dicono. Sappiamo personalmente di persone che camminano con il metro da falegname in borsa, per garantirsi la precisione. Chi predilige le misure ad occhio si regola diversamente: udire distintamente l’affanno dentro la mascherina della persona davanti, indica che siamo troppo vicini. Anche quando andremo a trovare i congiunti di cui sopra, la distanza interpersonale andrà rispettata. Sarebbe buona prassi, allora, dotare pure i nostri salotti domestici delle strisce adesive di distanziamento sul pavimento. Eviteremo così disagio al caro visitatore, che saprà collocarsi dove deve a colpo sicuro. Se lo si desidera, si può anche procedere al contingentamento delle visite indesiderate da cui la pandemia ci aveva protetti…
Droplet, l’esterofilia nel vocabolario della pandemia
Tra gli anglismi da pandemia nel vocabolario della fase 1, lo troviamo presente ancora nel vocabolario della fase 2. Eh sì, ci perseguita dall’epoca di fase 1, primo DPCM, prototipo originario di autocertificazione (avete anche voi indicato il tempo secondo questi parametri, in quarantena?) Letteralmente significa gocciolina; tecnicamente diventa lo spazio di nebulizzazione – di spargimento aereo – della saliva nostra e altrui. Colpo di tosse, starnuto, foga oratoria: ognuna di queste azioni provoca uno spargimento di saliva nell’aria circostante, per un raggio di – appunto – un metro/due metri. Poiché il coronavirus viaggia comodamente seduto su queste goccioline, comprendiamo quanto importante sia attenersi alla distanza di sicurezza. Come sarebbe gradito che tutti si attenessero alle norme igieniche – e ancor prima di educazione – starnutendo o tossendo in un fazzoletto. Per quel che riguarda la foga oratoria dell’interlocutore, beh quella di alcuni era molesta già senza virus. Ora, però, abbiamo una scusa in più per sottrarcene.
Febbre
Indica valori di temperatura corporea superiori a 37°. Se superano i 37 e 5 e si accompagnano a sintomi da infezione respiratoria, c’è obbligo – in fase 2 – di stare a casa e comunicarlo al medico curante. La temperatura corporea, inoltre, viene già – e continuerà ad esserlo – misurata in entrata e in uscita da fabbriche e cantieri. Evidenze cliniche personalmente raccolte parlano di un incremento anomalo – da inizio marzo – della fobia della febbre. Parente stretta dell’ipocondria, indica un allertamento psicofisico che si innesca quando il termometro raggiunge le frazioni attorno al 37. Il panico da 37,5 si è significativamente diffuso nel campione di popolazione a noi accessibile. Il problema è che spesso la febbre appare come reazione psicosomatica a stati di stress, creando la situazione da cane che si morde la coda. La fobia della febbre fa innalzare la temperatura; la temperatura innalzata motiva la fobia e via in circolo. Estenuante!
Mascherina
Ovvero dispositivo di protezione delle vie respiratorie. Alle mascherine abbiamo già dedicato ampio spazio; qui ci limiteremo a ricordarne la sua appartenenza al sopracitato triangolo della prevenzione da contagio. E vogliamo anche auto rimproverarci per tutte le volte che – vedendo Cinesi o Giapponesi in mascherina – abbiamo sogghignato tacciandoli di ipocondria.
Quarantena
Sapete che cosa significa lockdown? Significa semplicemente confinamento. A casa – nel caso dell’emergenza da covid-19. Che è lo stesso significato di quarantena, inteso come isolamento a scopo preventivo in caso di contagio. Non era necessario, quindi, introdurre nel parlato – o peggio, nei documenti ufficiali – un termine inglese per convincere gli Italiani a chiudersi in casa. Lockdown o confinamento o quarantena, quello è: settimane in casa, trascorse da eroi privati, rinunciando a tanto per il bene personale e collettivo. Rinunciando non solo agli affetti e alle passioni all’aria aperta, ma anche – per molti – alla sicurezza di un lavoro. In fase 2, andrà ancora praticata, poiché – contrariamente alle avventate speranze di tanta gente – i pretesti per uscire di casa non aumenteranno significativamente. È un bene, riteniamo, e ci appelliamo alla pazienza dei Palermitani che fino ad oggi hanno dimostrato di essere Epici!
Sanificazione
Non si tratta di una semplice pulizia, per quanto approfondita possa essere. È la caccia e quindi lo sterminio di batteri e agenti contaminanti presenti sulle superfici dell’ambiente, di lavoro o domestico che sia. Le armi a nostra disposizione non sono complicate né introvabili, anzi le conosciamo già. Sono i detergenti igienizzanti e quelli definiti anche presidi medici chirurgici. Alcool e candeggina vanno riservati – diluiti – ai luoghi di passaggio esterno-interno: maniglie, parti della porta che si toccano con mani sporche, chiavi, corrimano, citofono, pulsantiere. Fondamentali anche altre armi, ancora più semplici, come ad esempio un costante e naturale ricambio d’aria. La battaglia va condotta in ogni esercizio commerciale, azienda, fabbrica, studio o qualunque luogo debba accogliere persone – dipendenti e utenti. E andrà fatta spesso e bene, non certo a dove vede mia suocera.
Situazione epidemiologica
Ultima voce della selezione scelta per il nostro vocabolario della pandemia Indica l’andamento del contagio, ovvero la fotografia giorno dopo giorno dell’evoluzione – speriamo dell’involuzione – della diffusione dell’influenza. Contagi e decessi verranno usati come indicatori guida della bontà o meno delle aperture concesse in questo inizio di fase 2. Ci dirà quanto avventati diventeremo noi Italiani, quanto irresponsabili, o – al contrario – quanto abbiamo capito dell’importanza di fare ognuno la propria parte. Se azzarderemo un passo più lungo della gamba, rischiamo di tornare a perdere ancor più frammenti di libertà personale. Il 4 maggio non sarà lo sparo di partenza verso la corsa a io faccio quello che voglio, tanto in Sicilia non è stata grave. Il 4 maggio è il momento in cui avremo la possibilità di dimostrare quanta fiducia meritiamo. Proprio come bambini lasciati soli dalla maestra per qualche minuto.
A questo vocabolario della fase 2, vorremmo aggiungere quattro parole che non stanno nel DPCM, ma che stanno nella nostra mente dal 10 marzo. Sono cooperazione (e senso civico), pazienza, responsabilità e solidarietà. Non vanno spiegate, vanno vissute e attuate. E sono armi fondamentali per lasciarci alle spalle questo coronavirus il prima possibile. Qualcuno nel mondo prova a trovare cure e vaccino. Noi, nel nostro quotidiano, possiamo trovare cura e vaccino contro egoismo, strafottenza, nervosismo e autarchia.