“Il Trionfo della Morte” è un grande affresco custodito nelle sale del Palazzo Abatellis, Galleria regionale della Sicilia, sita a Palermo, nel quartiere storico della Kalsa. Rappresenta una scena apocalittica e induce il fruitore a pensare alla caducità della vita, tema cardine di tutto il Medioevo. Scopriamolo assieme.
Il grande affresco de “Il Trionfo della Morte”
E’ una delle immagini di Palermo più amate e ammirate nel mondo, stiamo parlando dell’affresco che ha per tema “Il Trionfo della Morte“. Esso venne realizzato tra il 1440 e il 1450; si disconoscono la data precisa, il titolo e soprattutto l’autore. Il titolo “Trionfo della Morte” è una attribuzione di fantasia data dai critici. L’opera, dalle dimensioni monumentali (sei metri per sette), colpisce per i dettagli macabri della scena e per la realizzazione. Secondo alcuni critici fu motivo di ispirazione per grandi artisti contemporanei iconici come Picasso e Guttuso.
Si pensa che l’affresco fosse risalente a quel periodo così difficile in cui in tutta Europa imperversano epidemie, carestie e l’ombra della Peste nera. Al trono vi era Alfonso V d’Aragona detto il “Magnanimo”.
L’origine dell’affresco
Siamo davanti a una delle più potenti raffigurazioni della morte. Si tratta di un’opera sorprendente nel panorama dell’Italia del sud del ‘400. L’affresco che ha questo tema macabro venne realizzato nel cortile di Palazzo Sclafani costruito nel 1330 su volere del Conte Matteo Sclafani, nei pressi del Palazzo dei Normanni. Il palazzo venne progressivamente abbandonato e divenne nel 1435 primo ospedale civico. La struttura venne abbellita con tante opere fra sculture e pitture.
Nel cortile dell’Ospedale nuovo vennero creati dei cicli di affreschi con tema la Morte, il Giudizio, l’Inferno e il Paradiso. Ecco l’origine dell’affresco che è considerato tra i più grandi capolavori dell’epoca tardo-gotica di tutti i tempi.
L’affresco rischiò di andare perduto dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Si pensò di preservarlo spostandolo in un altro luogo. L’opera venne staccata e spostata nella Sala delle Lapidi di Palazzo Pretorio, dove rimase fino al 1954. Con lo spostamento, l’affresco subì dei danni che comportarono dei restauri. Successivamente l’affresco venne collocato all’interno del Palazzo Abatellis, dove si trova tuttora su intervento dell’architetto veneziano Carlo Scarpa che lo dispose al centro della sala visibile da più punti di vista. Egli realizza un doppio passaggio con un corridoio sopra la sala di esposizione e una sorta di vista a cannocchiale per osservare tutti i vivi particolari.
L’opera
L’affresco risalta per il pathos e la grande teatralità della scena allestita. Sembra di trovarsi all’interno di una gigantesca pagina miniata: la Morte in groppa ad un cavallo scheletrito imbizzarrito irrompe in un giardino e scaglia i suoi dardi su nobili fanciulle e giovani spensierati, riuniti a festeggiare; sotto di lei stanno le virtù del mondo: vescovi, un papa, un imperatore, un sultano, un uomo di legge.
La figura spettrale con la falce uccide, travolge e calpesta tutti gli uomini e le donne senza fare differenze. Si nota una fontana che continua a far zampillare dell’acqua, quasi fossimo in un locus amoenus ignaro di ciò che sta succedendo attorno. Si coglie una sorta di dicotomia fra un mondo reale, lieto, gradevole, colto e raffinato e l’altro su cui irrompe la Morte, metafisico, ed escatologico. Sono colte immediatamente le espressioni e i sentimenti di coloro che muoiono con realismo e dovizia di particolari.
La scena è interamente occupata dal cavallo, colto nell’atto della corsa, caratterizzato da un moto turbinante e turbinoso, con la bocca aperta da cui sono visibili denti e lingua. Una delle particolarità sta nel fatto che è un’opera laica, non c’è infatti alcun riferimento biblico, soprattutto all’Apocalisse. Ricordiamo che l’opera era nata all’interno di un ospedale in cui si curavano i più indigenti.
“Il Trionfo della Morte”, un opera straordinaria
L’affresco, nelle intenzioni del committente e dell’autore, voleva essere un vero e proprio ammonimento, doveva infatti indurre a ragionare sulla precarietà della vita senza distinzioni di rango e di età. Nello stesso tempo voleva fornire una sorta di consolazione.
Il tutto dà vita ad un’opera magnifica per i colori e i dettagli, ascrivibile all’arte di Paisaniello o a quella d’oltralpe; è un affresco sconvolgente e dalla dinamica straordinaria, attuale e moderno più che mai. Come prassi consolidata l’autore si ritrae fra i personaggi, facendolo assurgere a una sorta di autografo.
Curiosità
Si tratta della maggiore opera che testimonia il clima internazionale che vedeva la Sicilia e Palermo capitale degli scambi commerciali.
Durante le spostamento da una sede all’altra vi furono dei danni: dei tagli avevano compromesso l’integrità della scena. Si rese necessario realizzare un restauro effettuato a Roma. Ad esso ne seguì un secondo fra gli anni ’70 e ’80 per cercare di colmare le parti mancanti.
Davanti all’affresco oggi si tengono spesso concerti ed è oggetto di varie iniziative come quella del dicembre 2020 che ha visto la realizzazione di “Che cos’è la notte”, cortometraggio ispirato al “Trionfo della morte” realizzato con il contributo dell’assessorato alle Culture del Comune di Palermo e dell’assessorato al Turismo della Regione Sicilia nell’ambito dei progetti a maggior rilevanza turistica.
Un’opera magnifica che rappresenta un grande orgoglio e uno dei tesori più preziosi di Palermo.
foto copertina tratta da Wikipedia, autore: José Luiz Bernardes Ribeiro