Il Kouros ritrovato continua ad incantare Palermo

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Il Kouros ritrovato continua ad incantare Palermo

Kouros ritrovato a Palazzo Branciforte di Palermo

Da mesi, a Palermo, un “maschio” mostra la propria perfetta bellezza ad un pubblico che si lascia incantare senza distinzioni di genere. Perché il maschio di cui stiamo parlando non è un maschio qualsiasi: è lo splendido “Kouros ritrovato” esposto fino al 31 marzo nella Cavallerizza del Palazzo Branciforte. E noi siamo andati a trovarlo per voi!

Il doppio ritrovamento

Nell’antica Grecia, i Kouroi erano sculture con giovani fattezze maschili, rappresentate in piedi e statiche. Di epoca arcaica, VII secolo a.C, avevano attribuzione votiva, verso Apollo o altra divinità, o funzione funeraria. Fra tutti quelli pervenutici, il nostro Kouros ritrovato, d’epoca tardo arcaica e con finalità funeraria, è davvero diverso. La storia del nostro statuario giovanotto è avvincente, figlio dell’unione di due reperti ritrovati separatamente a distanza reciproca di due secoli. La testa, infatti, fu ritrovata nel XVIII secolo dal catanese principe Ignazio Paternò Castello di Biscari, appassionato d’archeologia, nei suoi possedimenti vicino Lentini. Il torso, invece, venne alla luce nel 1904, sempre nei pressi di Lentini, per mano dell’archeologo Paolo Orsi. I due elementi, a lungo ritenuti a se stanti, sono stati esposti persino in luoghi diversi. La testa, infatti, trovava posto al museo civico catanese Castello Ursino, mentre il siracusano museo archeologico Paolo Orsi ospitava il busto.

L’unione del Kouros ritrovato

Già nel 1927, Guido Libertini, docente di archeologia all’università catanese, aveva ipotizzato che gli elementi componessero un’unica statua – di grandezza poco maggiore del naturale. Sono, però, dovuti trascorrere quasi 90 anni prima che la tecnologia potesse verificare ed avallare questa interessante idea. Il prelievo di due piccoli campioni di marmo dagli elementi – effettuato su parti già danneggiate, naturalmente – ha consentito delle indagini minero-petrografiche e geochimiche. Queste hanno indicato senza ombra di dubbio la provenienza del marmo da una stessa cava. Una cava non siciliana, ma localizzabile con alta probabilità a Lakkoi nell’isola di Paros – famosa proprio come “l’isola del marmo”. Il blocco marmoreo unico, giunto in Sicilia su nave, e il ritrovamento dei due elementi in zone prossimali sono bastati a provare l’unità del Kouros. Avallata anche dallo studio delle fratture dei due elementi, che hanno rivelato molti punti di specularità.

Kouros ritrovato: la giuntura dei due elementi che lo compongono

La giuntura dei due elementi, visibile ma armonica ©Patrizia Grotta

Si apre cosi la strada all’impeccabile lavoro di anastilosi (unione) reversibile, condotto nei laboratori del Centro Regionale Progettazione e Restauro della Regione Sicilia. Lavoro conservativo che ha dato vita al marmoreo prodigio, grazie all’innesto di una sorta di protesi. Ovvero di un volume solido incastonato internamente, a congiunzione (visibile ad occhio) delle due parti. La protesi è stata realizzata con precisione millimetrica, grazie ad una scansione in 3D di entrambi i reperti. Anastilosi reversibile, anticipavamo, poiché – come ci ha spiegato la guida – la giuntura non è stata sigillata, quindi testa e busto potrebbero essere separati nuovamente.  Diciamocelo: un vero e proprio crimine contro l’arte e l’umanità, se accadesse! A nascondere l’assenza delle gambe, dalle ginocchia in giù, il Kouros ritrovato è immerso in un sostegno di marmo di Billiemi dello scultore Giacomo Rizzo. E l’idea è come se il giovane marmoreo riemergesse dalle viscere della terra!

Kouros ritrovato: il sostegno in marmo

Il Kouros ritrovato emerge dal marmo di Billiemi grazie a Giacomo Rizzo ©Patrizia Grotta

La meraviglia

Quel che avvolge lo spettatore è il crescente stupore per la bellezza, per la perfezione anatomica del Kouros ritrovato. E per la forza che ha relativizzato il tempo e rigenerato la materia. Come se dal fondo in cui giaceva, mutilato, la sua energia avesse chiamato gli uomini, con suadente tenacia attraverso i secoli, per tornare ad ammaliare.
A noi è successo che più lo osservassimo più individuassimo dettagli della sua perfezione, meravigliandoci di come mano umana potesse averla riprodotta. Tanto da sospettare che, invece, sia stato Apollo a scolpirlo. Non ridete per questa suggestione: recatevi al Palazzo Branciforte e vedrete! Se possibile, approcciatevi da soli al Kouros ritrovato, senza scolaresche rumorose. Quindi soffermatevi sui dettagli: muscoli addominali, clavicole, ombelico, la linea arcuata della schiena confluente in quella delle natiche. Allora vedrete che, senza che ve ne accorgiate, questa suggestione divina prenderà anche voi e l’emozione vi agguanterà come un incantesimo.

Kouros ritrovato: vista posteriore

La perfetta visione posteriore del Kouros ritrovato ©Patrizia Grotta

Il futuro del Kouros

Dai dati forniti da Palazzo Branciforte, i Palermitani hanno dedicato grande attenzione, in termini di presenze e di commenti positivi, al bel Kouros ritrovato. Questo con grande soddisfazione degli organizzatori della mostra e della Fondazione Sicilia – che ne ha finanziato il restauro. E il Kouros sembra aver ricambiato in pieno, tanto da fermarsi a Palermo ben oltre il primo termine dato alla sua presenza. Una seconda proroga, infatti, ha spostato al 31 marzo la data di chiusura della mostra. Inevitabile sperare – come confidatoci dalla guida – che il destino del Kouros ritrovato riguardi Palermo a tempo indeterminato. La sua futura collocazione è in fondo ancora da stabilire, vedendo candidati i Musei di Siracusa e di Catania. Entro la primavera, infatti, si terrà a Siracusa una conferenza internazionale sul Kouros, a seguito della quale tutto verrà deciso. Chissà che Palermo non riesca a farsi avanti?

Il Kouros ritrovato continua ad incantare Palermo ultima modifica: 2019-03-26T12:10:50+01:00 da Patrizia Grotta

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