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I bambini in quarantena

Arcobaleno: i bambini e la quarantena

Tutte le fonti di informazione ci segnalano che questo periodo è il più catastrofico dal dopoguerra e che i soggetti più a rischio a causa del Coronavirus, oltre gli anziani, sono gli emarginati e i bambini. Questi ultimi sono stati fonte di numerose discussioni nelle scorse settimane e continuano ad esserlo in preparazione della “Fase 2”. Un profondo senso di indecisione in chi, avendo il potere deliberativo, ha dovuto e dovrà continuare a prendere decisioni difficili e sempre soggette a giudizio. Valutazioni atte a cercare di trovare la soluzione meno gravosa per i più esposti, ma questo spesso non vuol dire trovare la soluzione migliore. Con l’aiuto della Dott.ssa Valentina Caramazza, psicologa e psicoterapeuta, vogliamo capire come stare vicino, nel miglior modo possibile, ai bambini in quarantena.

I bambini e la quarantena

In questo periodo la maggior parte dei genitori si sta domandando come parlare di ciò che sta accadendo. Ma soprattutto come far affrontare nel migliore dei modi la quarantena ai propri figli, soprattutto ai più piccoli che non sono impegnati nella didattica a distanza. La Dott.ssa Valentina Caramazza consiglia di «aspettare che arrivi una domanda da parte dei bambini e a partire da quella cercare di costruire insieme un pensiero sulla questione. Spiegazioni brevi con parole semplici e chiare, sincere, corrispondenti il più possibile alla realtà delle cose». L’obbiettivo è proteggerci, grandi e piccoli, dalle eccessive notizie veicolate dai media. Ma anche trasformare le regole da seguire come una partita da giocare insieme, utile per il benessere collettivo. È chiaro che più il bambino è grande più facile è instaurare un dialogo perché si possono trasmettere più informazioni con maggiori dettagli. Inoltre, non bisognerà mai forzare il piccolo ma cercare di rispettare ciò che sente e poi aiutarlo tramite le parole.

Valentina Col Libro
Dott.ssa Valentina Caramazza con il libro “Sulla culla dell’arcobaleno. Il training autogeno per i bambini con l’uso della fiaboterapia” Ph. Pg Fb Valentina Caramazza Psicologa

La fiaboterapia

La Dott.ssa Caramazza illustra i vari modi in cui possono manifestare disagio o stress i bambini. «Casi in cui esprimono con grande spontaneità ciò che pensano o ciò che provano, frequente laddove vengano incoraggiati ad esprimere e a riconoscere abitualmente le proprie emozioni: noia, rabbia, tristezza e paura. In altri casi, su un piano fisico, mal di pancia o dolore alla testa, o su un piano più comportamentale, cambiamenti nell’appetito o nel sonno, crisi di pianto, irrequietezza». Un approccio utile che propone nel libro, scritto a più mani, Sulla Culla dell’arcobaleno, è la fiaboterapia tramite il training autogeno a misura di bambino. Un metodo di auto distensione mente-corpo che attivi un dialogo in forma di gioco che può portare ad un’apertura e al cambiamento, attraverso l’uso di domande-stimolo. Sperimentare, nel contesto protetto della fiaba, nuove soluzioni ai problemi, rilassarsi, sentirsi più sicuri di sé e sviluppare le proprie potenzialità.

La nuova routine casalinga

Oggi che il tempo è sempre più cadenzato, tra lavoro da remoto e la classica routine casalinga, bisogna reinventare gli spazi a casa e impiegare il tempo a disposizione. I bambini sono sempre più fulcro di questo meccanismo e bisogna garantire loro un senso di sicurezza e di normalità. Può essere «utile scandire bene la giornata, mantenendo degli orari regolari per il sonno e per i pasti, e cercando di dare un’adeguata risposta a tutti i loro principali bisogni». Fondamentali i momenti da passare tutti insieme: parlare senza fretta, occuparsi delle faccende domestiche, giocare, disegnare, leggere fiabe, ballare. Come direbbe la mia piccola “con Vincenzo” (Fesi), «imparare cose nuove e rilassarsi insieme con la meditazione o con esercizi basati sul respiro». Infine, sostiene la Dott.ssa Caramazza di «fare molta attenzione ai conflitti in casa, infatti, la vicinanza forzata mette alla prova tutti gli equilibri precari».

Nuove opportunità

Cercando di sfruttare questo momento in cui le consuetudini sono messe in pausa, si possono attivare nuovi meccanismi e imparare nuovi lati di sé. Ne La folata dei soffioni, una favola a lieto fine, ambientata in un prato verde, che narra della pandemia, in cui le farfalle (gli uomini) sono ricoperte dai pappi dei soffioni e dalla resina (il virus), le dott.sse Caramazza e Monaco incoraggiano alle nuove opportunità. «Un invito a riscoprire e a riscoprirsi, a conoscere i nuovi suoni della città, i nuovi odori, ma anche ciò che ci può far sentire meglio, sperimentando diversi modi per stare insieme agli altri o per esprimere noi stessi». L’intento è offrire dei suggerimenti su come affrontare la quotidianità in tempi di quarantena: valorizzare il momento presente, fermandosi e prestando attenzione a tutto ciò che possiamo percepire attraverso i cinque sensi.

Ragazzo Al Pc
Ragazzo al pc – Ph. http://www.supratutto.it/

I bambini, la quarantena e la tecnologia

Quando i ragazzi sono stati messi di fronte alla didattica a distanza non si sapeva ancora che questa sarebbe diventata una consuetudine. Un’impresa collettiva per salvare l’anno scolastico a cui però non tutti riescono a prendere parte. Mancanza o condivisione obbligata delle risorse sono tra i punti focali del dibattito politico. I bambini e i ragazzi con disabilità possono accedervi con forti limitazioni. Il mezzo tecnologico, in molti casi demonizzato già in precedenza, durante la quarantena garantisce una continuità di azione sociale, didattica e culturale. Se da una parte è veicolo di comunicazione con le persone care dall’altra può anche creare uno straniamento dalla realtà. Non è semplice coinvolgere e mantenere l’attenzione degli alunni con questi strumenti, richiamarli alla relazione, vero aspetto su cui si fonda la vita scolastica. Quando si ritornerà ai rapporti dal vivo chi è più fragile o insicuro potrebbe essere più esposto al rischio di sviluppare ansia ed “evitamento” sociale.

I bambini disabili e la quarantena

La Dott.ssa Caramazza, come Operatore specializzato per le disabilità psicofisiche, riscontra come sia particolarmente complicata la vita dei disabili durante la pandemia. La giornata è stata stravolta e non stare con le persone che sono punti di riferimento può creare disorientamento, irritabilità, regressione e comportamenti problematici in genere, come autolesionismo, crisi di rabbia o aggressività. Dunque, sempre più fondamentale risulta strutturare la giornata, in modo da poter fare comprendere loro cosa accade momento per momento. «Con un po’ di fantasia anche a casa si possono trovare molte cose da fare per supportare le loro abilità e soprattutto per promuovere la loro autonomia: dalle attività creative e manuali, ai momenti di gioco, alle video chiamate, ai percorsi motori usando tutto ciò che si ha a disposizione, fino alla partecipazione alle faccende domestiche quotidiane. Tutto può diventare un’occasione di apprendimento, basta provare e credere nelle capacità dei nostri ragazzi».

Le domande che rimangono sui bambini e la quarantena

Nonostante gli ottimi consigli ricevuti e nonostante i metodi da applicare, rimangono molte domande sui bambini e la quarantena. Tra tutte: nella “Fase 2” con chi rimarranno i più giovani quando i genitori ricominceranno a lavorare? Sono stati attivati il voucher baby sitter, il congedo parentale e altre prestazioni a sostegno del reddito ma, di fatto, se le norme sul distanziamento sociale rimarranno pressoché le stesse, come risolvere il problema? I nonni, che fino ad ora sono stati l’aiuto più prezioso per i genitori, come verranno inseriti nello schema familiare? Chi continuerà il “lavoro” fatto fino ad ora a casa?

I bambini in quarantena ultima modifica: 2020-04-23T12:51:41+02:00 da Eleonora Di Trapani

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