Giovanna II, l'ultima della dinastia: una pedina fra mille amanti

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Giovanna II, l’ultima della dinastia: una pedina fra mille “amanti”

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Un personaggio storico disprezzato – chissà, sicuramente per ignoranza o per semplice “opposizione di classe” – nasconde una storia dolorosa. Parliamo della regina Giovanna II D’Angiò-Durazzo e della sua fama di donna lussuriosa. Una leggenda che lascia il tempo che trova, una teoria più popolare che comprovata da fatti. “Giovanna l’insaziabile” è stata perfino riprodotta (idealmente) nella fontana Pretoria nel centro di Palermo in compagnia di un cavallo. Si racconta che abbia avuto un rapporto sessuale con un cavallo commentando la fine dell’amplesso con «stanca sì, ma sazia mai». Certamente non si tratta di lei, ma nella storia si dice fosse stata identificata in quella statua distesa, in compagnia dell’animale. Giovanna era molto di più, anzi, è stata molto meno di quel che voleva.

Giovanna, una vita da pedina

Questo personaggio più che dire “visse”, possiamo dire subì una vita fra vicende politiche e mosse strategiche da parte di altri attori politici. Una donna, fra le tante della storia, che è stata in balia dei giochi di potere. Già da giovane dovette essere messa nel ruolo obbligato di “sforna-erede”. Salvaguardare la successione della dinastia Angiò-Durazzo era di importanza fondamentale.

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Fontana Pretoria, Piazza Pretoria, Palermo

Nacqua a Zara, in Croazia, nel 1371 da Carlo III D’Angiò-Durazzo, nipote della regina di Napoli Giovanna I, e da Margherita Durazzo. I due regnanti vollero tornare nel napoletano, di fatti la terra natia dei Durazzo. In particolare, Carlo voleva vendicare la morte del padre Andrea, fratello del re di Ungheria, ucciso dopo una congiura di Palazzo fra cui figurava la collaborazione della stessa Giovanna I. A Napoli andava in sostanza spodestata la regina, malvista anche dal papato. Una volta lì, i coniugi ebbero un altro figlio: Ladislao. I due reali rampanti in ascesa e la regina napoletana presero parte a due alleanze opposte. Fu il periodo dello scisma papale, lo “scisma d’occidente”: quarant’anni in cui incredibilmente la chiesa si divise fra papi e antipapi. E quando, nel 1381, Carlo III pretese la corona, venne “sanato” lo scontro in casa Angiò. Giovanna I fu assassinata – anche se l’episodio non è ampiamente documentato – ma di fatto fu eliminata dalla competizione per Napoli. Anche il marito Luigi D’Angiò che, di rientro dalla Francia, morì improvvisamente a Bari, lasciò il trono sul piatto d’argento.

Giovanna e i “reali” avvoltoi

Passarono solo cinque anni e il re Carlo III morì, assassinato anche lui dopo un tentativo di aggressione alla corona di Ungheria. Gli succedette Ladislao, il figlio, che però era ancora un bambino. Nel 1387 dunque si rese necessaria la reggenza della madre Margherita. Cosa succede quando una madre deve fare da reggente al fianco di un bambino mentre l’altra figlia è divenuta più che adolescente? La caccia all’eredità reale. La sedicenne Giovanna II attira la brama di potere sul Meridione – non ancora “meridione” come lo intendiamo oggi – italiano. Ladislao cresce, diventa re di Napoli e tiene saldo il trono. Per anni a Giovanna vennero avanzate diverse proposte di matrimonio con lo scopo, dichiarato o meno, di “appropriarsi” di quella dinastia.

Il primo tragico matrimonio di Giovanna

Nel 1401 arrivarono le complicate nozze con Guglielmo d’Austria, un reale Asburgo dunque. Ma solo cinque anni dopo Giovanna rimase vedova. All’età di 35 anni era senza marito e senza figli. Frequentando la corte del fratello e re Ladislao e, dopo la morte di quest’ultimo, come reggente, si circondò di cortigiani. Molti i personaggi illustri che conobbe e con cui ebbe legami anche di tipo sentimentale.

Avanza l’età, non arriva l’erede

Giovanna, totalmente inidonea, abituata a una vita di corte, si ritrovò di colpo reggente nel 1414. Erano i cosiddetti “favoriti” a consigliarla, cortigiani di varia estrazione, talvolta amanti che gravitavano attorno alla corona. Su tutti spicca Pandolfello Piscopo, detto “Alopo”, uno dei favoriti più vicini a Giovanna, nominato da lei “gran camerlengo”. Ma il problema successione restava: si presentò l’esigenza di un nuovo matrimonio dato che Giovanna non era stata consacrata regina di Napoli. Le fu proposto il quarantacinquenne Giacomo II di Borbone, conte di La Marche. In un anno convolarono a nozze con l’accordo che costui, una volta sposati, non sarebbe mai diventato re. Giovanna infatti negò il titolo regio al marito, ma ciò non servì a fermare l’ambizione di Giacomo. Il nuovo sovrano volle affiancare alla corona dei collaboratori di fiducia francesi. Fece inoltre decapitare Pandolfello ed imprigionare Muzio Attendolo Sforza, altro alleato e consigliere di Giovanna.

Il mito di Giovanna “ape regina” fra gli amanti

Immaginiamo le dinamiche di quel contesto: Giovanna non era la classica regina che chiunque avrebbe sposato. Non era giovane, e nemmeno debole politicamente nei confronti del marito. Dopotutto era lei la regina! Il matrimonio era inevitabilmente malsopportato e infelice. Giacomo dovette rinunciare ai suoi funzionari francesi a causa del malcontento fra i napoletani. Giovanna, intorno al 1418 aveva iniziato una nuova relazione amorosa con Sergianni Caracciolo, anch’esso protagonista di una scalata verso il potere. Negli anni, la morte di alcuni suoi favoriti le mise addosso la definizione di ape regina, accostata a una spietata assassina. Prima il sesso e poi la morte per coloro che entravano nel suo letto.

Itratto Di Giovanna

La regina Giovanna si ritrovò nuovamente ad essere strumento di “arrivismo” da parte di pretendenti al trono e amanti cortigiani. Continuamente consigliata, assistita e affiancata da uomini “favoriti”, lasciò nelle mani di costoro gli interessi del regno. Il marito a un certo punto, nel 1419, preferì tornare in Francia per proseguire una vita da francescano, condotta che porterà avanti fino alla morte avvenuta nel 1438. Solo quando suo marito fu emigrato in Francia, Giovanna poté essere consacrata regina col nome di Giovanna II. Ma nonostante l’ufficializzazione della sua carica, restava necessario designare un erede al trono. Nel 1420 un nuovo tentativo di Luigi III della casata collaterale degli Angiò-Valois, col sostegno di papa Martino V, scatenò lo scontro per il regno di Giovanna. In suo aiuto arrivò il potente Alfonso V d’Aragona che scacciò Luigi ma eliminò anche gli amanti e i consiglieri di Giovanna, compreso Caracciolo, per espandere il suo potere.

Epilogo amaro: fine di una dinastia

Giovanna nel 1424 riuscì a organizzare un colpo astuto per riprendere le redini partenopee. Chiamò il “vecchio nemico” Luigi promettendogli il trono e riuscì a sconfiggere Alfonso con uno scontro indolore. Alfonso ritornò in Spagna dove alcuni scontri intestini avevano richiesto la sua presenza. Luigi si stabilì in Calabria attendendo il suo momento per occupare il trono da erede riconosciuto.  Ma nell’attesa della dipartita reale di Giovanni, morì anche Luigi, poco più che trentenne. Nel testamento, la regina Giovanna, dispose che il fratello di Luigi, Renato I, avrebbe ottenuto il trono spalancando le porte verso la fine della dinastia Angiò-Durazzo. Il 2 febbraio del 1435, alla veneranda età di 62 anni, morì la regina, e fu il tramonto di una lunga serie di regnanti franco-partenopei, decaduti in favore degli Angiò-Valois. Dopo poche generazioni gli spagnoli unificheranno il Meridione.

Giovanna II, l’ultima della dinastia: una pedina fra mille “amanti” ultima modifica: 2020-02-12T22:13:27+01:00 da Daniele Monteleone

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