Le abbiamo commentate allibiti con gli amici nelle ormai quotidiane chiacchierate virtuali di gruppo. Le abbiamo cancellate con stizza dalle chat di WhatsApp, ormai in automatico, senza nemmeno leggerle, allenati a intercettarle quasi dall’odore. Ci sono state rigirate persino da persone che riteniamo intelligenti o da altre che rivestono cariche pubbliche di un certo rilievo. Infettano il mondo, non solo l’Italia, e trovano – incredibilmente – terreno fertile nei social e nelle moderne catene di Sant’Antonio. Di cosa stiamo parlando, vi chiedete? Della bufala, anzi delle bufale da virus. L’orda di false notizie che, persino e anzi soprattutto, in periodi di grande crisi godono nell’infettare di un virus veramente allarmante, quello dell’ignoranza. Vogliamo raccoglierne qui una piccola collezione, ma non perché voi andiate spargendole ancor di più. Per riflettere insieme, piuttosto, su quanto facile sia dar spazio alla stupida irrazionalità, quando invece dovremmo riflettere di più.
Bufala a chi?
Quella da covid-19 è una pandemia, ovvero uno stato di pericolo sanitario planetario. È naturale che un simile stato crei nella popolazione un altrettanto stato di allerta psicologica, connesso con un medio-alto livello di paura. Ed è, ancora, naturale che questa paura – in una fetta di popolazione – diventi ansia. Possiamo quindi dire che preoccupazione ed ansia procedano in parallelo alle evoluzioni della pandemia. In una sorta di equilibrio fisiologico, diremmo in linea con l’evoluzione della specie, la paura spinge a proteggersi, proteggersi aumenta le possibilità di sopravvivere. Tutto perfetto fino ad ora. Ma poi arriva lei, la componente bizzarra e malevola, quella che spezza il senso fra paura e sopravvivenza. Quella creata ad arte umana per rendere la paura irrazionale e farne canale di follia comunicativa. E la bufala è servita. Non aspettatevi, naturalmente, un bel piatto di mozzarella, né una bovina che appaia a pascolare nel vostro balcone.
All’origine delle bufale da virus
Notizia clamorosamente infondata, errore madornale: così la troviamo definita sul sito dell’Accademia della Crusca. Creata appositamente per ingannare le persone e sobillare in loro ansietà e sdegno – aggiungiamo noi. Eh sì, perché la bufala non è un errore in buona fede né una conclusione esatta partita da premesse sbagliate. È proprio l’intenzione di prendere in giro, di manipolare, di stravolgere. Il suo bersaglio sono le menti suggestionabili. Non sentitevi al sicuro, però, se vi ritenete – generalmente – immuni dalle manipolazioni e quindi anche dalle bufale da virus. Tutti possiamo diventare manipolabili, in condizioni straordinarie di fragilità. E una pandemia lo è, non credete? Allora sediamoci qualche minuto e parliamone con calma. Iniziamo dall’origine del termine, che già la dice lunga. Nasce a Roma, durante la Seconda guerra mondiale. Un periodo di povertà diffusa, in cui molte donne non potevano permettersi scarpe con suole di cuoio, sostituite allora dalla pelle di bufala.
La bufala, però, non garantiva buona presa sul terreno. Ecco allora che nei giorni di pioggia capitava a molte di scivolare e finire in ospedale con delle fratture. Queste pazienti vengono presto appellate “bufale”: la causa del loro incidente – le scivolose suole – le definiva, nella pragmatica sintesi del gergo professionale. Ci volle solo un attimo per associare, allora, bufala a fregatura! Negli anni successivi, il termine si allarga a qualsiasi tipo di fregatura e bufala descrive anche un brutto film. Con la diffusione del termine su tutto il territorio linguistico e culturale italiano, bufala diventa infine anche notizia falsa. A questo punto, già dovrebbe esserci più chiaro: incappare nel meccanismo di una bufala equivale – immancabilmente – a farsi fregare. Non siamo furbi né spiritosi quando clicchiamo su inoltra e diamo risonanza a notizie false e spesso pericolose. Siamo stupidi, e basta. E le bufale da virus pascolano felici nel prato dell’ignoranza.
L’assurdo campionario delle bufale da virus
Creiamoci un’utile immagine mentale: quando ignoranza e malafede si uniscono, il frutto del loro matrimonio è una bufala. Una notizia falsa, volutamente ingannevole, mirata a colpire i creduloni e finalizzata a creare sgomento, scompiglio, sdegno. Detto questo e avendolo chiaro, ci aspetteremmo che non ci fosse molto spazio per queste bufale, in generale, e per le bufale da virus, nello specifico. Devo ricordarvi il fattore della suggestione di cui abbiamo parlato su? No, vero? Il meccanismo più lieve alla base è: non ci posso credere, ma non si sa mai, tanto che mi costa inoltrarla? Quello più grave, invece, è: lo vedi, lo sapevo che c’era la fregatura, lo sapevo che c’è sempre un interesse occulto. Sì, è vero c’è: suscitare la vostra paranoia. Perché la bufala è lì che prolifera: nella componente paranoidea che – in varia misura – vive dentro l’essere umano.
In alcuni, è abbastanza sopita, dorme e si risveglia solo per forti rumori. In altri, veglia costante e si aizza ad ogni minimo stimolo. Anche quando questo è proprio incredibile. Perché il campionario di bufale da virus cui siamo stati sottoposti – nolenti o volenti – ha spesso proprio dell’inverosimile! Molte potete trovarle sul sito del Ministero della Salute e vi invitiamo a studiarle attentamente per non farvi fregare. Qui, invece, vogliamo vagliarne qualcuna insieme a voi, giusto per comprendere il meccanismo e smontarlo senza se e senza ma.
Posso offrirle della candeggina?
Che una bufala esista, è già grave di per sé. Che poi venga sdoganata dal leader di una delle potenze mondiali è grave, pericoloso… proprio ridicolo. Bere candeggina o qualsiasi altro disinfettante o – nell’ultima versione – farsene una bella endovena protegge dall’infezione del nuovo coronavirus. Non lo riteniamo possibile, ma una cosa è non solo possibile ma proprio certa: ingerire o iniettarsi candeggina o simili uccide. Punto. Lo dovrebbero sapere tutte le mamme, avvezze alla frase di sicurezza sui flaconi: attenzione, tenere fuori dalla portata dei bambini. E non certo perché si voglia precludergli una miracolosa cura per tutti i mali. Per evitargli una morte atroce, piuttosto.
5G da morire
Trasmesso dagli animali. No, creato in laboratorio. Aspetta, portato dagli alieni. Che dici, modificatosi dall’HiV. Credete ancora a tutto questo? Antichi! Aggiornatevi: la nuova relazione è con il 5G. La quinta (5) Generazione (G) è l’ultima – in ordine di progresso – evoluzione delle connessioni internet, quella che prospetta prodigi da fantascienza. Quella che – secondo esperti ed appassionati – rivoluzionerà l’idea stessa di realtà. Una novità da togliere il fiato, soprattutto per chi – come la scrivente – è cresciuto a pane e Star Trek! Una novità, quindi… E cosa più delle novità attira la paranoia di cui dicevamo? La paura dell’ignoto, del pericolo che deriva dal non sapere, non aver ancora sperimentato, etc. Ed ecco che il 5G si ritrova a possedere tutti i requisiti per diventare soggetto da bufala. Giusto per precisarlo: non esistono prove scientifiche attuali che colleghino il 5G alla formazione dei virus. Non esistono. Punto.
Bufale da virus su un virus che non esiste
Matrix, la colpa è di Matrix. L’arcinota serie cinematografica descrive una realtà virtuale, parallela a quella reale, inesistente nei fatti. La vita che crediamo di vivere è in realtà solo un grandioso codice di programmazione. Wow! Da fantascienza, no? Non per tutti, a quanto pare. Non per coloro che hanno creduto e credono che in realtà la pandemia da coronavirus non esista, che sia solo una messa in scena articolata. Il set di un film, la sceneggiatura di una pièce. Niente morti, nessun camion dell’esercito pieno di bare. Nulla, tutto un bluff. E chi ci crede è scemo. Sì: chi ci crede è davvero da studiare clinicamente. Poi, però, ci viene in mente che qualcuno crede ancora che la Terra sia piatta, così ci rassegniamo: si può davvero credere a tutto. Anzi in tutto. E questo è un pericolo vero, non una bufala.
Il suo cane è infetto?
Tra le bufale da virus quella che colpisce maggiormente chi scrive correla la diffusione del covid-19 con gli animali da affezione. In molte persone, la paura verso cani e gatti sconfina nella fobia, interpretando alcuni fantasmi interiori forse atavici. Chi non ha assistito a scene isteriche dinanzi a un cane placidamente fermo e al guinzaglio, al grido del: lo tenga buono, lo allontani subito? Non è questa la sede per analizzare questa fobia. Lo è per dichiarare nettamente che non esiste alcuna evidenza medico scientifica correlante il contagio da covid-19 alla presenza domestica di cani e gatti. L’unico essere vivente che trasmette con sicurezza il virus è quello umano. Che, contagiato anche da stupidità, abbandona creature a quattro zampe. Quelle che, invece, proprio in un momento come questo offrono forza, conforto, compagnia. Oltre che un pretesto per uscire.
Un tricolore costoso
Questa l’abbiamo personalmente ricevuta, su WhatsApp da fonte con ruolo di certo spessore: per esporre la bandiera italiana devi pagare una tassa di 140€. Lo sguardo va dallo schermo dello smartphone al vessillo tricolore che lasciamo sventolare con orgoglio sin dall’inizio dell’emergenza covid-19. Lo fa adesso per sostegno alla nostra Italia martoriata. Lo ha fatto per i mondiali di calcio, per gli Europei. Insomma, la bandiera è come l’albero di Natale per chi scrive: un rito, un affetto, un’emozione, tutti immancabili. E dovrebbe costarmi 140 euro? Quindi prima o poi mi arriveranno gli arretrati degli anni passati?
È a questo punto che facciamo quello che dobbiamo fare tutti: una bella ricerchina intelligente su internet. Basta meno di quello che crediamo per difendere la nostra integrità mentale e psicologica, davvero. Ma basta anche meno per lasciare che altri ce la frantumino. Ovviamente no, esporre sul balcone o in giardino la bandiera italiana non ha un costo. Un prezzo ce l’ha, caso mai, e si chiama multa commettere vilipendio verso essa. Come vilipendio verso l’umanità andrebbero intese le bufale.
L’antidoto alle bufale da virus
Un prezzo ce l’ha anche credere a tutto ciò che ci viene rifilato, a tutte le bufale da virus che ci inondano. È un prezzo alto, a volte irreversibile, che si chiama stima di noi stessi e da parte degli altri. Che si chiama libertà di ragionare con la nostra testa, contando magari fino a cento – anche mille, dai – prima di condividere delle informazioni di cui non abbiamo personalmente prova. Non è difficile riconoscere le bufale, non solo le bufale da virus. Come fare? Ironia, intelligenza, senso della critica: ecco gli antidoti a nostra disposizione, contro le bufale da virus. Se un’informazione che vi viene passata vi sembra talmente grossa da farvi scoppiare a ridere o gettarvi nel panico, allora al 90% è una bufala. Per il restante 10%, utilizzate il vostro dito per digitare “cerca bufala” su internet, piuttosto che per inoltrare. Il mondo ve ne sarà grato.